Il Piemonte, storicamente custode di una viticoltura fondata quasi esclusivamente su vitigni autoctoni, apre per la prima volta alla sperimentazione di varietà resistenti aromatiche. Una svolta epocale per una delle regioni più iconiche del vino italiano, dove identità e tradizione sono sempre state al centro del modello produttivo.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Istituto di Istruzione Superiore Umberto I di Alba (Cuneo) e il Consorzio Asti Docg, con un obiettivo chiaro: coniugare sostenibilità, qualità e tipicità. Al cuore dell’iniziativa c’è la volontà di affrontare con strumenti concreti le sfide legate al cambiamento climatico e alla crescente pressione fitosanitaria, senza rinunciare all’identità territoriale.

I cambiamenti climatici ci impongono di ripensare l’intero approccio produttivo, anche nel nostro settore“, afferma Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti Docg. “In Piemonte non erano mai state studiate varietà aromatiche resistenti. Come Consorzio, abbiamo deciso di partecipare attivamente, offrendo il nostro know-how sul vitigno Moscato Bianco. Solo con la ricerca possiamo individuare soluzioni innovative per una viticoltura più sostenibile”.

Il progetto prevede l’introduzione, per la prima volta, di varietà come il Muscaris, mediante sovrainnesto (tecnica T-bud), nei vigneti di Alba e in un campo di una cantina socia del Consorzio. Queste varietà saranno coltivate accanto al Moscato Bianco, utilizzato come riferimento per valutare produttività, resistenza a malattie fungine (peronospora, oidio, botrite, giallumi infettivi, fitoplasmosi) e caratteristiche organolettiche.

Dal 2026, per tre anni consecutivi, saranno effettuati rilievi fenologici, analisi produttive e controlli sanitari. La vinificazione seguirà un protocollo standard per vino bianco fermo, per testare le qualità sensoriali delle nuove varietà. Ogni tipologia sarà valutata su 50 piante sovrainnestate, con aggiornamenti annuali delle schede tecniche e delle planimetrie sperimentali.

Al termine del progetto, i risultati potrebbero portare alla presentazione della domanda di autorizzazione alla coltivazione in Piemonte di questi vitigni aromatici resistenti. Una novità assoluta per una regione dove l’agricoltura del vino è sempre stata sinonimo di tradizione autoctona.

L’apertura verso i vitigni resistenti segna una rottura consapevole con l’immobilismo, in nome di una viticoltura moderna, sostenibile e resiliente. Non è un abbandono delle radici, ma un’evoluzione necessaria per preservarle.