Anche la Toscana si prepara ad avere un proprio riferimento ufficiale per le bollicine. Il Consorzio Vino Toscana, infatti, ha avviato le procedure per modificare il disciplinare della IGT Toscana, includendo finalmente anche la tipologia degli spumanti. L’annuncio è arrivato nel corso dell’inaugurazione della nuova sede del Consorzio, durante la quale il direttore Stefano Campatelli ha spiegato i dettagli dell’iniziativa.

“Sì, certamente. Si tratta di un segmento di mercato in crescita. Alcuni produttori in Toscana hanno cominciato a dedicarsi alla produzione di spumanti, ma finora non era possibile inserirli all’interno di un’indicazione geografica riconosciuta,” ha dichiarato Campatelli. “Per questo motivo, abbiamo previsto una modifica al disciplinare della IGT Toscana, in modo da includere anche gli spumanti, cosa che finora non era consentita.”

Il disciplinare, fino a oggi, permetteva solo la produzione di vini fermi e, in misura molto limitata, vini frizzanti. Gli spumanti restavano quindi fuori da ogni riconoscimento ufficiale legato al territorio.

“La proposta di modifica è ora in fase di approvazione presso il Ministero,” prosegue il direttore, “e prevede l’inserimento sia degli spumanti prodotti con metodo Martinotti (o Charmat), sia di quelli realizzati con metodo classico.”

Si tratta di un passo strategico, che apre nuove possibilità per i produttori toscani, permettendo loro di esplorare un segmento di mercato in espansione con un’identità geografica ben definita. Un’opportunità anche per valorizzare ulteriormente la Toscana enologica, proiettandola nel mondo delle bollicine con una propria identità riconosciuta.

Ma si tratta davvero solo di un arricchimento?
L’inserimento degli spumanti nella IGT Toscana rappresenta certamente un’apertura verso nuovi scenari produttivi e commerciali. Tuttavia, resta aperta una riflessione: l’allargamento dell’identità produttiva della Toscana, storicamente legata ai grandi rossi e a uno stile ben definito, potrebbe col tempo diluire quella forza simbolica che l’ha resa celebre nel mondo?

In un mercato sempre più globalizzato, la sfida sarà mantenere salda l’identità del territorio, pur aprendosi all’innovazione. Se ben gestita, questa nuova direzione potrà essere non solo un arricchimento, ma anche un segnale di evoluzione intelligente. Se invece la ricerca della varietà dovesse prevalere sull’identità, il rischio sarà quello di rendere la “Toscana del vino” più ampia, ma forse anche meno riconoscibile.