Il Consorzio Tutela Vini Montecucco, in occasione dei suoi 25 anni, ha annunciato l’avvio dell’iter per la modifica ordinaria del disciplinare di produzione, con l’obiettivo di estendere le aree vitate fino a 800 metri di altitudine sul Monte Amiata, superando l’attuale limite di 350 metri. Questo ampliamento, che si realizzerà gradualmente dopo studi approfonditi su suoli e climi, mira a rispondere alle sfide del cambiamento climatico, garantendo una maggiore freschezza e complessità ai vini nel medio-lungo termine. Il tema è stato al centro del convegno del 30 maggio 2025 presso il Forum Bertarelli a Poggi del Sasso (GR).
La denominazione, nata nel 2000 con 22 soci fondatori, conta oggi 68 aziende nei comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano, con circa 800 ettari vitati e una produzione di un milione di bottiglie. Il Sangiovese, varietà simbolo della zona, domina la coltivazione, con rese basse e grande espressività territoriale; il 95% della produzione è biologica.
Il Consorzio ha voluto ricordare con gratitudine la collaborazione con il professor Giancarlo Scalabrelli, venuto a mancare alcuni anni fa, il cui contributo è stato fondamentale nello studio dei biotipi autoctoni e nello sviluppo di importanti progetti come il vigneto sperimentale Salustri e il clone Vermentino 1200.
Il presidente Giovanni Battista Basile ha dichiarato: “In 25 anni, l’azienda ha raggiunto importanti risultati, esportando vini in tre continenti e mantenendo alta qualità a un prezzo giusto, nonostante le piccole dimensioni. Pur affrontando difficoltà, come l’attuale crisi, crede nella forza della collaborazione tra produttori per superare le sfide economiche e ambientali. La montagna è una risorsa strategica per adattarsi al cambiamento climatico, ma serve anche un impegno attivo, soprattutto delle nuove generazioni, per ridurre le emissioni e contrastare l’aumento delle temperature previsto nei prossimi anni.”
Dello stesso avviso l’assessore regionale Leonardo Marras, che ha sottolineato come Montecucco, pur essendo una denominazione di dimensioni contenute, abbia saputo puntare sin dall’inizio sulla qualità e sull’identità territoriale, e che l’adeguamento del disciplinare sia una scelta necessaria per far fronte ai mutamenti climatici in atto.
L’agronomo Giuliano Guerrini ha aggiunto: “Con la selezione massale sui Sangiovesi centenari, franchi di piede, puntiamo a mantenere un legame profondo con il territorio e a preservare un patrimonio unico. Questo approccio ci permette di guardare al futuro con fiducia, combinando tradizione e innovazione.”
Sul fronte commerciale, Montecucco esporta circa il 65% della produzione, con mercati principali in Svizzera, Germania, Stati Uniti e Regno Unito, grazie a vini di qualità e prezzi competitivi rispetto a zone vicine come Montalcino o Morellino.
L’estensione altitudinale prevista dal nuovo disciplinare rappresenta un passo fondamentale per rafforzare la denominazione, rendendola più resiliente e sostenibile nel contesto delle sfide climatiche future, continuando a valorizzare il territorio unico del Monte Amiata.
Aziende visitate nel Montecucco
Azienda Agricola Peteglia Marco Innocenti, enologo, ci accoglie a 350 metri sul livello del mare in un’azienda che esporta l’80% della sua produzione sotto il nome Montecucco, un risultato davvero encomiabile. Con 9 ettari di vigneti, 5.000 piante di olivo, un allevamento di Chianina e una piccola porzione di seminativo, Peteglia è un’azienda biologica non certificata che lavora su terreni vulcanici. “Siamo nati in campagna, siamo contadini, questa è la nostra vita, siamo una realtà a carattere familiare,” racconta Marco con orgoglio.
Da loro le uve raggiungono facilmente alti livelli zuccherini, mentre la maturazione fenolica arriva solo a metà settembre. La sfida è vendemmiare tra fine settembre e i primi di ottobre per mantenere l’equilibrio.
Vini di rilievo:
Spumante Metodo Classico 48 mesi (2020): nato da una selezione di vigneti giovani con una base acida più marcata, è un vino equilibrato e pulito, recentemente sboccato, che mostra un potenziale evolutivo molto interessante. (presto in commercio)
Peteglia Vermentino DOC Montecucco 2024: paglierino brillante con riflessi verdognoli, al naso sentori tropicali di mango e papaia, accompagnati da note minerali di pomice e cenere, con delicati richiami vegetali e gessosi. Al sorso risulta sapido, fresco e di buona tensione, con un piacevole ritorno di talco.
Tenuta L’Impostino Patrizia Chiari e Romano Marniga hanno scelto questo territorio nel 2000, mossi dalla passione per la Toscana. “Siamo venuti qui per imparare il mestiere. Lasciamo parlare la vigna: ogni annata è diversa e riconoscerle è un divertimento,” raccontano. Dopo anni di lavoro per l’impianto dei vigneti, la cantina è nata nel 2006, con la prima annata del 2007.
Situata in un anfiteatro naturale con il Monte Amiata alle spalle e il mare di fronte, la Tenuta gode di terreni sassosi e drenanti, soggetti a forti escursioni termiche. La produzione si aggira intorno alle 100.000 bottiglie con fermentazioni tradizionali.
Vini di rilievo:
Vermentino Ballo Angelico 2023: paglierino intenso, con sentori erbacei, pera e ciclamino, seguiti da note di resina e miele e chiusura leggermente fumé. Elegante, coerente, con perfetto equilibrio tra acidità e alcol, finale asciutto e distinto.
Rosato Il Sassorosa 2024: blend di 69% Sangiovese e 40% Syrah, rosa cipria tenue. Profumi di rose, mammole, piccoli frutti rossi e amarene, con note agrumate di pompelmo e lime e un delicato accenno di cipria. Palato fresco, sapido e citrico, molto equilibrato.
Ottavarima 2024 Maremma Toscana DOC: blend di 69% Sangiovese e 40% Alicante, naso materico con frutti rossi e neri, spezie indiane, note boisè e una scia mentolata. Al palato è sapido, quasi piccante, con ritorni di pepe e cuoio che ne esaltano la struttura.
Collemassari Con Giuliano Guerrini, agronomo, visitiamo un’azienda estesa su 1.230 ettari, nata con un’idea di agricoltura biologica e situata in una posizione strategica che comprende anche la Tenuta Montecucco, da cui prende nome la denominazione. Vengono coltivati diversi vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Cabernet, Syrah, Merlot, Vermentino e Grechetto. Collemassari vanta il vigneto più vecchio della DOC, di circa 80 anni, con 115 ettari vitati e una produzione di circa 500.000 bottiglie. I terreni sono vari, principalmente sassosi con argille e arenaria. La scelta tecnica è quella di utilizzare principalmente grandi botti in legno, abbandonando la barrique. La cantina è all’avanguardia e utilizza lieviti indigeni per i rossi e selezionati per i bianchi.
Vini di rilievo:
Irisse 2024: paglierino brillante, al naso note vegetali e minerali, fiori bianchi, talco e delicate sfumature botaniche di mela e pera. Al sorso è teso, saporito e verticale, con un finale convincente in cui riaffiorano richiami tropicali.
Poggio l’Ombrone 2018: rubino brillante, con un naso vivace di ciliegie e macchia mediterranea, arricchito da spezie indiane e delicate note di curcuma, oltre a richiami fumé e tabacco. Al palato è pulito, con buona tensione e vivacità, e un’armonia convincente.
Da giornalista, auspico che nel prossimo futuro le politiche internazionali compiano una svolta decisa e responsabile. Solo così sarà possibile tutelare i territori vitivinicoli, preservare le tradizioni e contrastare efficacemente il cambiamento climatico. Serve un impegno comune e concreto per garantire un futuro sostenibile e di qualità all’enologia mondiale e non solo.