Il 2025 si conferma tra le migliori annate degli ultimi dieci anni per il miele toscano. Nonostante le produzioni siano dimezzate rispetto a venti anni fa, il momento della smielatura libera profumi e sapori straordinari, segno di un’annata finalmente positiva.
Secondo Coldiretti Toscana, la produzione complessiva supererà le 2,2 mila tonnellate registrate nel 2024 (fonte Osservatorio del Miele), grazie al lavoro di circa 8.000 apicoltori professionisti e hobbisti. “Quella che si sta avviando alla conclusione è stata un’annata apistica in controtendenza rispetto alle ultime sia dal punto di vista della produzione che della qualità – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La crescita dell’apicoltura va di pari passo con una maggiore consapevolezza dei cittadini sull’importanza delle api per la biodiversità e per l’impollinazione delle colture alimentari”.
Il clima favorevole ha permesso alle api di volare liberamente durante la primavera, garantendo raccolti ottimi per le varietà principali: millefiori, castagno e acacia, quest’ultima assente negli anni scorsi. Buoni risultati anche per le varietà minori come sulla, erica, tiglio e edera, in vista della fioritura autunnale.
Tuttavia, la sopravvivenza delle api resta minacciata da fattori come eventi climatici estremi, inquinamento e l’arrivo della vespa velutina, insetto invasivo dall’Asia. Cesani sottolinea: “Il mondo delle api è fragile, e la tutela deve partire dal sostegno ai prodotti locali, fondamentali soprattutto nelle aree marginali”.
La produzione nazionale, nonostante il crescente numero di apicoltori, copre solo il 50% del fabbisogno. La concorrenza di miele estero di bassa qualità e spesso adulterato rende essenziale verificare l’origine sull’etichetta, rivolgendosi quando possibile a produttori locali. La recente Direttiva Breakfast dell’UE introduce etichette chiare e obbligatorie sul Paese di origine, favorendo la trasparenza e la tracciabilità del miele.
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