Demonizzato e tassato: così gli USA affossano il vino italiano

Il vino italiano, minacciato da dazi e dal calo dei consumi negli USA, il mercato più importante, subisce anche gli effetti di una campagna mediatica contro le bevande alcoliche che sta danneggiando la sua reputazione.

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Mentre in Italia e nel resto d’Europa il dibattito sui dazi preoccupa i produttori, con l’inserimento ufficiale del vino italiano, comprese le DOC e DOCG, nella lista dei prodotti soggetti a un dazio del 15%, negli Stati Uniti prende piede una rivoluzione silenziosa che potrebbe complicare ulteriormente l’export.

Da qualche mese, una campagna mediatica contro il consumo di bevande alcoliche sta minando non solo la reputazione del vino italiano, ma anche lo stile di vita legato alla dieta mediterranea, a vantaggio dei prodotti Made in USA. A confermare questa tendenza è una produttrice italiana di origini americane, che ha preferito restare anonima.

“No, non è che la gente beve una bottiglia. Ora è passato a un bicchiere, o niente. C’è una campagna mediatica in America che afferma che anche piccole quantità di alcol fanno male, che è veleno. Dal podcast, alla carta stampata, agli scienziati più autorevoli, alla televisione, arriva un messaggio univoco di alert contro le bevande alcoliche e il vino. Nessuno difende il nostro prodotto: non si parla più delle qualità del vino o dell’unicità della dieta mediterranea, si demonizza e basta. La gente non beve più, per me è preoccupante”.

Tra i personaggi influenti che hanno aderito a questa campagna, Joan Rogan, podcaster e conduttore televisivo, dichiara di aver smesso di bere dopo aver constatato l’impatto negativo dell’alcol sul corpo e sulla mente. Anche medici, professori universitari e neuroscienziati come Andrew Huberman avvertono dei rischi: il consumo di alcol aumenterebbe infiammazione e stress, con possibili effetti sulla salute cerebrale. Le loro dichiarazioni trovano ampia risonanza su riviste specializzate, portali sanitari e programmi televisivi.

Secondo l’ultimo sondaggio dell’istituto americano Gallup, il consumo di bevande alcoliche negli USA ha raggiunto il minimo storico: solo il 54% degli adulti dichiara di bere, rispetto al 62% del 2023. La maggioranza degli americani ritiene che anche un consumo moderato sia dannoso per la salute.

Nei ristoranti il vino viene consumato sempre meno: al suo posto predominano acque minerali aromatizzate Made in USA o birre analcoliche. “Conosco molti della mia famiglia e vicini che hanno smesso di bere vino”, conferma la produttrice italiana.

Il futuro del vino italiano, di cui una parte significativa è destinata agli Stati Uniti, appare incerto. L’intreccio tra dazi e nuove abitudini di consumo rischia di cambiare radicalmente il mercato americano, aprendo mesi difficili per un’eccellenza italiana storica.

Milko Chilleri
Giornalista e Sommelier, da sempre attivo comunicatore di arte cultura e gastronomia. Il vino è la mia passione: un bellissimo viaggio che non finisce mai.