A Lamporecchio, paese di pianura in provincia di Pistoia, essere brigidinaio è ancora simbolo di identità locale. Significa passione, abilità artigianale, ma anche sacrificio. I brigidinai animano le fiere, vale a dire vanno nelle piazze nei giorni di mercato o di sagra a vendere con il banchetto o il camion.

Tra le famiglie che hanno fatto la storia del brigidino, ci sono anche i Bonfanti: Paolo con la moglie Lara e Silvio, il figlio. Dal 1930 — quasi cento anni — la ricetta dei brigidini viene custodita e tramandata in casa. “Siamo giunti alla quarta generazione con Silvio: ventiquattro anni, un diploma tecnico alle spalle e tante idee innovatrici in testa. Da lui è partita l’idea di promuovere un canale di vendita online per i nostri prodotti”. Una ventata di modernizzazione che è stata ben accolta dai genitori. Avrebbero mai potuto immaginare i bisnonni di Paolo, Marianna e Silvio, gli iniziatori dell’attività, che le loro dolci cialde sarebbero arrivate con un click in tutta Italia e anche all’estero? Dopo il Covid la famiglia si è riorganizzata e ha ristrutturato il laboratorio per preparare i brigidini, il berlingozzo, i croccanti, i pralinati e i biscotti.

Paolo è nato e cresciuto con il profumo dolce e tostato dei brigidini nell’aria, ha imparato l’arte, ha visto filare lo zucchero con i tipici ganci di ferro per fare i “duri di menta“, che oggigiorno non si vendono più “perché i bambini preferiscono le caramelle gommose“. Si occupa della produzione e lo troverete sempre in laboratorio alla macchina dei brigidini — una fuoriclasse degli anni Cinquanta con tramoggia, dosatore, giro di piastre e spatola. Anticamente si utilizzavano invece stampi a forbice. È stato Paolo a insegnare il mestiere a suo figlio Silvio che naturalmente si occupa della comunicazione — perché, si sa, i giovani con i social sono dei draghi — ma anche della produzione — è già molto bravo nella realizzazione dei croccanti, siano di noccioline (i più richiesti) o di mandorle, nocciole, pinoli, pistacchi.

Lara Marchiori è nata a Firenze, ma già da bambina si è trasferita con la famiglia a Lamporecchio e dopo essersi sposata con Paolo, è divenuta una brigidinaia a tutti gli effetti. A lei è dedicato il nome dell’azienda. Produce i brigidini e soprattutto i suoi biscotti con farina macinata a pietra, senza uso di conservanti o additivi chimici. Sbriga le spedizioni e cura il packaging, essenziale e in linea con la genuinità dei prodotti.

I brigidini sono nati a Lamporecchio, Boccaccio li cita nella novella di Masetto. Si preparano con uova, zucchero, farina ed essenza di anice. “Come per ogni alimento, la bontà è data dalla qualità eccellente dei singoli ingredienti. La famiglia Bonfanti utilizza una farina 0 toscana, perché ha una consistenza più rustica della 00, anch’essa prevista dal PAT. L’impasto va fatto la sera prima e deve riposare tutta la notte, affinché si riduca l’umidità data dalle uova. Poi va messo in un silos perché la macchina funziona a pressione. Le palline di impasto sono estruse e vanno a posizionarsi sulla stampa inferiore dove una seconda piastra le schiaccia. Fanno così un giro di “giostra” per cuocersi e, grazie a una palettina che le solleva, le cialde cadono sul nastro trasportatore. Spesso sono irregolari, ma sempre sottilissime e croccanti”, spiega Lara.

Il Berlingozzo invece è un dolce a forma di ciambella piatta, con consistenza biscottata in superficie, ma morbida e cedevole all’interno. Arriva sulle tavole della zona nel periodo di Carnevale. Il nome deriva da “berlingare” — chiacchierare dopo aver mangiato abbondantemente. Ha lo stesso impasto dei brigidini ad esclusione degli albumi. Era considerato un dolcino da fine pasto, che aiutava a digerire, date le proprietà dell’anice.

E così i sapori di una volta continuano a vivere sulla piazze e sul web. “Dolci di Lara” garantisce genuinità e freschezza: ogni prodotto è preparato e spedito direttamente su ordinazione.

Silvia Meacci
Sono scrittrice, giornalista e insegnante di italiano per studenti di tutto il mondo. Il mio sogno nel cassetto? Immortalare i gorilla nella foresta e trovare il senso della vita. Amo fotografare, scrivere, cucinare e parlare di cibo. Volete conoscere la  ricetta dello sciroppo di sambuco? La trovate a pagina 50 del mio libro: 'E ovunque donne che parlavano la mia stessa lingua'.