Ad agosto 2025 l’inflazione in Italia è scesa all’1,6% su base annua, ma il calo generale maschera tensioni nei settori più vicini ai consumatori: agroalimentare e turismo.

Secondo i dati diffusi dall’Istat, i beni alimentari hanno segnato un aumento del 4,0% rispetto all’anno precedente, con i prodotti non lavorati in crescita del 5,6%. In particolare, verdure fresche (+4,9%) e carni (+5,2%) hanno pesato sul bilancio delle famiglie. Gli alimentari trasformati non restano fermi: +3,0%. Il cosiddetto “carrello della spesa” – che include cibi, prodotti per la cura della casa e della persona – cresce del 3,5%, più del doppio dell’indice generale.

Nel comparto vino e bevande alcoliche i prezzi registrano un aumento più moderato (+2,1%), ma il mercato vive un periodo complesso. Le vendite in Grande Distribuzione Organizzata sono in calo, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono state penalizzate da nuovi dazi. Una tendenza che costringe molte aziende a ripensare strategie e canali, puntando su segmenti bio e premium.

Il turismo estivo sostiene i servizi ma spinge i prezzi. I trasporti hanno segnato un aumento del 3,5% su base annua, con un +2,1% rispetto a luglio, mentre i servizi ricreativi e culturali crescono del 2,9%. Anche alberghi e ristorazione registrano rincari del 3,1%, sostenuti dalla domanda nelle principali province italiane come Roma, Milano, Napoli e Firenze.

Il quadro mostra un’Italia a doppia velocità: da un lato la decelerazione dei prezzi energetici (-4,4%) mantiene bassa l’inflazione complessiva; dall’altro, agroalimentare e turismo continuano a comprimere il potere d’acquisto delle famiglie.

redazione rossorubino
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