Con 355 voti a favore e 247 contrari, il Parlamento Europeo ha approvato l’emendamento che vieta l’uso di termini come “burger”, “salsiccia” e “bistecca” per prodotti di origine vegetale. Una scelta che segna una svolta nel mercato alimentare europeo e che, secondo molti, favorisce le lobby della carne.

La proposta, già sostenuta dalla Commissione Agricoltura con 33 voti favorevoli, 10 contrari e 5 astensioni, è stata presentata dalla deputata francese Céline Imart (Ppe). L’emendamento 645 stabilisce che termini tradizionalmente associati alla carne debbano essere riservati “esclusivamente alle parti edibili degli animali”.

A spingere per il divieto sono stati principalmente gli eurodeputati del Partito Popolare Europeo (Ppe), anche se il gruppo ha lasciato libertà di voto. Tra i protagonisti, Céline Imart, coltivatrice di cereali, ha dichiarato: “Un hamburger è un hamburger: dobbiamo chiamare le cose con il loro nome”.

Dalla parte del sì anche Herbert Dorfmann (Ppe-Svp, Bz), che ha sottolineato la necessità di “coerenza con le normative che già proteggono i termini derivati dai prodotti lattiero-caseari”.

Tra le voci contrarie, Dario Nardella (S&D-Pd, Fi) ha commentato: “Bistecca di maiale o di cavolfiore non mi paiono la stessa cosa”, evidenziando come la decisione rischi di penalizzare l’innovazione e la sostenibilità alimentare.

La misura, che ora dovrà passare al vaglio del Consiglio, apre un intenso dibattito sull’etichettatura e sul diritto dei consumatori a una comunicazione chiara ma non discriminatoria verso i prodotti plant-based.

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