Ogni anno il tema delle guide del vino torna con forza al centro delle discussioni. È un argomento che conosco bene e che divide sempre: da una parte chi le considera strumenti superati, dall’altra chi le celebra rilanciando i voti sui social come fossero medaglie.
Negli ultimi giorni il dibattito si è riacceso, anche sui profili di molti colleghi che passano le serate a postare bottiglie francesi come trofei. Ma stavolta la notizia è un’altra, e di quelle che fanno rumore: Falstaff ha assegnato 100 punti al Chianti Classico Gran Selezione Ipsus 2021, primo riconoscimento di questo livello per la denominazione.
Il merito va a Simon Staffler e Othmar Kiem, che hanno avuto il coraggio di rompere quel “vetro di cristallo” che per troppo tempo ha separato il Chianti Classico dai miti francesi. Oggi il territorio del Gallo Nero esprime vini autentici, solari, vibranti, tra i migliori al mondo.
Mi dispiace per chi guarda ancora indietro, ma è giusto dirlo: il Chianti Classico non deve più inseguire nessuno. Quel “100” è molto più di un numero: è un segnale che fa rumore.





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