L’Unione europea ha raggiunto un accordo che potrebbe modificare il panorama agricolo e, di riflesso, enogastronomico del Paese. Nella notte, Parlamento e Stati membri hanno definito un compromesso sulle tecniche genomiche (NGT), strumenti che permettono di intervenire sul genoma delle piante senza introdurre DNA estraneo. Una distinzione che, secondo i sostenitori, le differenzia dagli OGM tradizionali.
Le organizzazioni agricole accolgono positivamente il via libera, considerandolo una leva per ottenere varietà più resilienti ai cambiamenti climatici e meno dipendenti da fertilizzanti. Le associazioni ambientaliste, invece, evidenziano criticità legate alla trasparenza e alla gestione dei brevetti.
La relatrice del dossier, l’eurodeputata Jessica Polfjärd, ha definito l’accordo un “importante passo avanti”, spiegando che la tecnologia potrebbe aiutare a produrre di più utilizzando meno suolo. Il testo distingue tra categorie di NGT, alleggerendo le regole per quelle con un numero limitato di mutazioni, considerate equivalenti alle varietà convenzionali.
Per realtà come Pollinis, rappresentata da Charlotte Labauge, il rischio riguarda l’assenza di indicazioni in etichetta sui prodotti finali e la possibilità di concentrare il controllo delle sementi nelle mani di pochi gruppi industriali. Le colture ottenute con NGT non saranno comunque ammesse nel biologico, né lo saranno le varietà resistenti agli erbicidi.
La misura dovrà ora ottenere l’approvazione definitiva di Consiglio e Parlamento. Un passaggio sostenuto con forza dalla Danimarca, alla guida dell’Unione fino a dicembre. Il dibattito rimane aperto e coinvolge anche il settore enogastronomico, che osserva con attenzione le possibili ricadute sulla qualità delle produzioni.
