Montefalco Sagrantino 2021: l’annata della libertà stilistica

Il Sagrantino 2021 sorprende: ogni produttore racconta il proprio stile, tra potenza e delicatezza.

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Ci sono annate che lasciano il segno. Altre, invece, che lasciano spazio. E proprio in questo respiro aperto si inserisce il Sagrantino di Montefalco 2021, un’annata che non impone, ma invita. Non guida, ma suggerisce. E soprattutto, non omologa, ma valorizza la mano del vignaiolo.

La degustazione alla cieca di 14 campioni ci ha mostrato questo: una vendemmia che ha regalato materia prima di qualità, e con essa la possibilità per ogni produttore di seguire la propria idea di Sagrantino.

C’è chi ha scelto la classicità del tannino fiero, chi la morbidezza rotonda e moderna. Chi ha cercato la potenza, chi l’equilibrio. E così, il 2021 si rivela un anno non caratterizzante, ma espressivo: il vino diventa il ritratto del suo autore.

Ecco, allora, il racconto dei 14 volti di questo Sagrantino 2021. Un viaggio tra sorprese, conferme, intuizioni. Alla cieca prima, con le emozioni a guidare. E poi, con le etichette finalmente svelate.

I 14 Sagrantino di Montefalco 2021 degustati alla cieca

Mevante
Un vino che sorprende subito con la sua aria frizzante di giovinezza: al naso, una ciliegia croccante appena colta, e in bocca un sorso che corre leggero, quasi danzando.

Antonelli
Passo felpato, naso polveroso e timido. Ma in bocca scorre dritto, garbato, essenziale. Un Sagrantino gentile che non ha bisogno di imporsi.

Arnaldo Caprai “25 anni”
Pungente e ruvido, il tannino veste l’armatura. Il frutto maturo resta dietro le quinte. Un vino che mette alla prova, non a caso uno dei simboli della tipologia.

Arnaldo Caprai “Collepiano”
Silenzioso al naso, ma in bocca prende spazio. Il tannino è senza compromessi, e questo lo rende profondamente autentico.

Bocale
Spezie dolci e frutto rosso ti attirano. Il sorso parte morbido, poi il tannino ruggisce, ricordando che siamo a Montefalco. Un bel mix di seduzione e identità.

Lungarotti
Frutto maturo ma ancora vivo. In bocca lento, quasi meditativo. Il tannino è gentile, come una stretta di mano sincera.

Montioni “MA.gia”
Ciliegia sotto spirito, energia da vendere. In bocca è un mix perfetto di freschezza, ampiezza e tannino calibrato. Tradizione che guarda al futuro.

Montioni
Un sorso che sa d’antico: prugna e ciliegia scura, morbidezze che sovrastano la freschezza. Un Sagrantino che racconta la memoria.

9Scacciadiavoli
Naso indeciso, in bocca una sferzata acida e un tannino che picchia. Più castigo che carezz.

Tenute Baldo
Frutta rossa appena acerba al naso, che si trasforma in un abbraccio succoso e caldo in bocca. Un Sagrantino pieno di vita.

Tenute Lunelli “Carapace”
Coerenza assoluta tra naso e bocca. Frutto, freschezza, equilibrio. Una bevibilità sorprendente per un Sagrantino che sa essere moderno restando se stesso.

Terre de’ Trinci
Timido, silenzioso, ma con sostanza. Tipico e sincero, anche se manca di slancio. Un vino che parla sottovoce.

Terre di San Felice
Etereo e alcolico al naso, provocatorio e accattivante in bocca. Sorso fresco, fruttato, vivo. Un Sagrantino con personalità da vendere.

Valdangius
Frutta matura e succosa, ma un tannino feroce chiude tutto troppo in fretta. Tipico fino all’osso, ruvido e selvaggio. Da cinghiale in salmì.

E il Trebbiano Spoletino? Il bianco che meriterebbe un palco tutto suo. Se il Sagrantino è l’anima fiera e profonda di Montefalco, il Trebbiano Spoletino è senza dubbio la sua linfa bianca, viva e vibrante. In questa giornata di assaggi, accanto ai rossi, abbiamo avuto l’occasione di degustarne alcuni – e lasciatecelo dire: siamo rimasti stupiti.

Un vitigno identitario, capace di interpretazioni diverse eppure coerenti, che riesce a unire tensione e materia, freschezza e struttura, territorialità e bevibilità. E allora una domanda sorge spontanea, e forse anche doverosa: perché non dedicare un evento interamente al Trebbiano Spoletino?

Non un contorno, non una comparsa tra rossi potenti, ma un protagonista assoluto. Questo vitigno merita di essere raccontato con la stessa intensità con cui lo si vinifica. È, senza mezzi termini, uno dei grandi bianchi italiani del futuro.

Fra i produttori che ci hanno colpito per stile, precisione e personalità, segnaliamo: Conti Fabio, Cocco Ilaria, Romanelli, Valdangius e Le Cimate, con la sua Riserva del Cavalier Bartoloni (Trebbiano Spoletino Superiore DOC), che ha saputo unire eleganza e potenza con raro equilibrio.

Una piccola grande rivoluzione bianca che merita di brillare da sola. E magari, chissà… la prossima volta, ci vediamo a Benvenuto Spoletino.

Michele Nasoni
Era il 1972, annata tragica in tutta Italia per il vino, eppure nacqui io. Allevato a latte e Sangiovese, pane vino e zucchero, nel 2010, fu per me un piacere, oltre che un onore, diventare sommelier. Dal 2016 inizia a scrivere sul mio blog ed oggi eccomi qua!