Il metodo ancestrale e il fascino della Rosa Briosa

Le origini antiche del Metodo Ancestrale e il rosato Rosa Briosa, simbolo di tradizione e raffinatezza, un binomio perfetto con la lettura di Silvia Meacci.

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Le origini del Metodo Ancestrale affondano nella storia antica, forse nell’epoca romana, ma la sua ufficializzazione risale ai secoli XV-XVI in Francia, precisamente nel Languedoc-Roussillon. Questo metodo, noto per la sua semplicità, prevede la rifermentazione spontanea in bottiglia attraverso i lieviti naturali, senza aggiunta di zuccheri o lieviti. È una tecnica tradizionale che dà vita a vini complessi e unici, esaltando le peculiarità del vitigno e del territorio.

La cantina Poggio alle Monache ha deciso di valorizzare questa antica tradizione con il suo Rosa Briosa, un rosato ottenuto da uve autoctone, rinomato per il suo carattere vivace e sapido. Con sentori di gelsomino, lamponi e pompelmo, il Rosa Briosa offre un sorso fresco e intrigante, ideale per accompagnare antipasti toscani, carni bianche saporite e primi piatti leggeri. Dopo una raccolta manuale e una pressatura delicata, il vino fermenta a temperatura controllata in acciaio, con la fermentazione interrotta vicino alla conclusione tramite il freddo. La rifermentazione avviene in bottiglia, con un affinamento sulle fecce fini di almeno tre mesi.

Questo rosato si sposa magnificamente con l’ultimo libro dell’amica Silvia Meacci, “E ovunque donne che parlavano la mia stessa lingua”. L’opera offre una riflessione intima e delicata su venti ritratti autentici di donne, con una narrazione che spazia tra leggerezza e verità nascoste. Le bollicine del Rosa Briosa dialogano perfettamente con la freschezza e la fragranza del libro, riflettendo le similitudini tra il vino e i racconti: un equilibrio tra spensieratezza e introspezione, simile alle note di pompelmo e citrina che caratterizzano il vino.