Conoscere un vitigno dai mille volti e mille nomi è stato lo scopo di questo fine settimana a Quiliano, un tranquillo paese vicino al mare e alle porte di Savona. In effetti, anche il vino in questa zona è un valore aggiunto e, oltre al turismo, troviamo una ricca produzione di olio, albicocche e le tipiche focaccette di patate.
Arrivata in Liguria nel XVIII secolo e coltivata con buoni risultati proprio a Quiliano, è rimasta a lungo come realtà locale. Ma con la riscoperta delle varietà autoctone, la Granaccia ha visto un rinnovato interesse, grazie anche alla collaborazione con le istituzioni, che hanno creduto in questa produzione di nicchia orientata sempre più alla qualità.
È uno dei vitigni più coltivati al mondo, con 200.000 ettari, coltivato soprattutto in Spagna, nella regione dell’Aragona, da cui sembra provenire, e poi in Francia, nel Rodano meridionale e in Provenza, per la produzione di vini rosati freschi e fruttati. È singolare parlare di Granaccia e poi conoscerla anche nelle vesti sarde del Cannonau o del Gamay in Umbria. Ma la ritroviamo anche in Toscana con l’Alicante o con il Tai rosso nel Veneto.
Queste prerogative hanno dato la possibilità di creare un evento che si protrae con successo da 20 anni. Ecco quindi “Granaccia e rossi di Liguria”, quest’anno distribuito su due giorni con molte novità interessanti.
Subito una tavola rotonda sabato 22, con interventi di esperti del settore su:
“La grande famiglia della Grenache, attraverso le sue genetiche e le sue traduzioni territoriali in Italia”, e la degustazione delle varietà regionali con ospiti in rappresentanza dei principali Consorzi di altre regioni italiane in cui si producono vini da vitigno Grenache.
Altro appuntamento la domenica 23 con la Masterclass guidata dai divulgatori e formatori Francesco Saverio Russo e Jacopo Fanciulli, esperto in degustazione, comunicazione e marketing vitivinicolo, chiamata:
“Identità, contemporaneità e versatilità dei rossi liguri”.
Infine, non potevano mancare i banchi d’assaggio presso il Palasport, con il tema: “Rossi e rosati di Liguria”, dove ben 70 cantine hanno proposto anche altri vitigni come il Rossese e l’Ormeasco.
Molte le sfumature di Granaccia, apprezzata dal metodo classico a quello affinato in legno. Questo è un vitigno che si coltiva bene perché si adatta facilmente all’ambiente, anche in presenza di terreni aridi, ventosi o con la vicinanza del mare. Spesso la ritroviamo in terrazzamenti oltre i 500 metri slm, una vera e propria coltivazione eroica.
Quando lo si assaggia spumantizzato, si apprezzano le bollicine persistenti e la buona acidità; il rosato ha profumi intensi di fiori e frutta, talvolta con note minerali. Poi ci sono i rossi, per cui è famosa: dai colori sfumati del corallo, affinati in acciaio, si rivela un vino che predilige l’eleganza, con note di lampone e ciliegia, qualche tocco salino e spezie. Un sorso nitido e scorrevole che non aggredisce l’acidità, ma accompagna con un tannino vellutato e leggero.
Un’altra interpretazione è rappresentata da un vino strutturato, dai colori più scuri e intensi, con profumi carichi di frutta rossa matura, spezie dolci, ma anche pepe nero e tabacco. Questa volta si presenta con un corpo largo, più tannico, ottimo per secondi piatti di carne importanti.
Adesso siamo alla fine, ma prima un tramonto sul mare con un calice di Granaccia passito…




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