Il recente accordo tra Unione Europea e Stati Uniti, ancora non vincolante, prevede l’introduzione di una tariffa del 15% sulle esportazioni agroalimentari europee verso il mercato americano. La misura sta suscitando un forte allarme nel settore vitivinicolo italiano, simbolo del Made in Italy nel mondo.
Dal mondo agricolo, Coldiretti chiede un sistema di compensazioni europeo per mitigare le conseguenze dei nuovi dazi.
Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha spiegato che con i nuovi dazi rischia di essere penalizzato almeno l’80% del vino italiano. Tra le denominazioni più colpite vi sono importanti vini toscani come Brunello e Chianti Classico.
In Toscana, anche il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Giacomo Bartolommei, ha sottolineato l’impatto: “Il mercato americano rappresenta il 30% delle nostre vendite, pari a oltre 3 milioni di bottiglie; in questo scenario sarà difficile, se non impossibile, riallocare l’invenduto nel breve periodo.”
Dal Consorzio Vino Chianti arriva un ulteriore segnale di allarme: Giovanni Busi, presidente, ha dichiarato: “Se confermato, il dazio del 15% avrebbe un impatto molto pesante per il nostro comparto. Non possiamo nascondere la preoccupazione.”
Busi aggiunge: “In questo momento dobbiamo stringere i denti e attendere di capire esattamente cosa sia stato deciso: le notizie sono frammentarie e servirà analizzare bene i dispositivi ufficiali e le modalità di applicazione. Dalla prima lettura sembra che l’Europa abbia rinunciato a gran parte delle sue richieste. L’unica nota positiva è che si era parlato di un possibile dazio al 30% e quindi, in confronto, il 15% rappresenta una riduzione, ma resta comunque un impatto pesante per le nostre aziende e per l’export del vino italiano.”
Anche Andrea Rossi, presidente di Avito – Associazione dei Vini Toscani DOP e IGP – ha lanciato un appello alle istituzioni affinché siano concessi maggiori strumenti di promozione e flessibilità, a partire dall’OCM vino.
Non solo il vino, ma anche l’olio extravergine di oliva italiano, con un export vicino ai 20 milioni di euro, manifesta preoccupazione, pur confidando nella forza della qualità.
Ancora da chiarire rimane se il nuovo dazio del 15% sarà cumulativo o sostitutivo di quelli già vigenti. La speranza degli operatori è che i vini DOCG, DOC e IGT possano essere esclusi dalla tariffa per non compromettere la competitività italiana sui mercati esteri.
La sfida per il vino italiano (Roma) negli Stati Uniti è aperta e richiede risposte rapide e coordinate per proteggere un settore cruciale dell’economia e dell’identità nazionale.