Un passo oltre la soglia, e sembra di essere entrati in una grotta calcarea delle Dolomiti. Voltando il capo, però, non vi sono stalattiti, ma un lungo banco bar.
Con un drink in mano, si procede dentro il ventre della caverna, verso un banco frigo contenente diversi tagli di carne: bistecche, filetti, del marmorizzato wagyu. E proprio come in una vera grotta, è impossibile non notare un leggerissimo soffio di vento, dato dal sistema di aspirazione. Piacevole, ameno, soffuso.
Così si arricchisce l’offerta gastronomica di Firenze, con un locale che unisce la tradizione coreana al know-how di un gruppo di ragazzi che hanno dato vita a un luogo che incrocia la cultura culinaria orientale con l’archetipo dei nostri antenati preistorici.
“Abbiamo realizzato un locale come se fosse una grotta, perché la nostra idea vuole prendere ispirazione dagli uomini primitivi, che mangiavano carne nelle grotte, sulla brace.” Ci racconta Alex Dong, direttore del ristorante coreano Han di Firenze.
Sedendosi, ciò che cattura immediatamente l’attenzione è la splendente brace in mezzo al tavolo, dove ognuno è invitato a cuocere il taglio di carne prescelto. Come per una spinta naturale al contatto umano, un commensale si offre di occuparsi della cottura delle pietanze, magari perché già pratico in cucina. Un altro inevitabilmente lo segue per imparare. Gli altri rimangono rapiti da questo piccolo rituale, che ci appartiene dall’alba dei tempi.
Si crea così, spontaneamente, una situazione di automatica connessione, un aspetto che sta molto a cuore ad Alex:
“Abbiamo una griglia in mezzo alla tavola, e quando arrivano i piatti ognuno si mette a grigliare la sua carne. Così è una cena divertente, conviviale, dove si sta insieme. Un aspetto che un po’ manca nella società di oggi.”
Han non nasce però solo dalla volontà di creare un’esperienza unica per i clienti, ma anche per rispondere alle alte aspettative dei proprietari stessi:
“Siamo un gruppo di amici, e abbiamo mangiato in vari ristoranti coreani in tutta Italia perché ci piace proprio la griglia. Però non abbiamo mai trovato qualcosa che ci soddisfacesse davvero, allora ci siamo detti: perché non ne facciamo uno noi?”
Un locale che si distingue dai competitor per la sua cura dei dettagli e dei sensi, in particolare quello dell’olfatto. Alex infatti ci racconta dell’esteso ed efficace impianto di aspirazione, senza il quale l’odore intenso di brace pervaderebbe l’intero locale:
“Non rimane nessun odore sui vestiti. Questa è la cosa più importante.”
Per quanto riguarda invece l’offerta gastronomica vera e propria, il menù di Han propone una ricca scelta di tagli di carne, che vanno oltre la tradizione prettamente coreana, unendo ad essa anche elementi della cucina italiana ed estera.
“Abbiamo selezionato 20 tipi di tagli di carne in tutto il mondo. Dall’Australia, Svizzera, Uruguay, Polonia, Italia e Giappone… Quindi abbiamo una selezione di carne per tutte le tasche, diciamo.”
La convivialità ritrovata di fronte a una brace, al cibo che sfrigola sul fuoco. Un archetipo che sembra non abbandonare mai l’essere umano: dalle grotte dei primi homines sapiens, alla carne cotta nei camini delle vecchie case, fino ai moderni barbecue che troviamo in molti giardini di villette fuori città.
In un panorama culinario sempre più dinamico, Han si presenta dunque come un luogo capace di fondere immaginazione, tradizione e sperimentazione. Un ristorante che invita a rallentare, a condividere e a riscoprire gesti antichi attraverso un’esperienza contemporanea.
Se l’evoluzione futura saprà valorizzare ancora di più l’identità coreana e ampliare la varietà dell’offerta, questo spazio potrebbe diventare un punto di riferimento imprescindibile per chi cerca non solo una cena, ma un momento da ricordare.
