Lo ammetto: ho sempre avuto un debole per il Vinsanto. Non solo per il suo profumo e la sua dolcezza, ma perché mi riporta a momenti semplici e sinceri della mia infanzia. Mio zio, contadino con la passione per il vino, ne produceva uno che veniva custodito gelosamente e aperto solo in occasioni speciali.
Il Vinsanto era il vino dell’accoglienza. Nelle case contadine toscane, veniva offerto la domenica o nei giorni di festa, spesso a metà mattina, come gesto di benvenuto. Era un piccolo rito familiare, un segno di rispetto e calore.
Ancora oggi, nella denominazione Chianti, si trovano esempi fedeli a quella tradizione. Vinsanti non troppo dolci, asciutti, piacevoli da bere, che raccontano la storia di un territorio senza bisogno di parole.
Tra questi, il Vinsanto Santa Pazienza della cantina Colli Fiorentini colpisce per il suo equilibrio. È un vino autentico, che si può proporre anche fuori dai classici abbinamenti. In queste feste perché non provarlo fresco come aperitivo? Magari con un formaggio erborinato o un fegatino toscano.
Un modo semplice per riscoprire una tradizione e condividerla con chi si ha intorno, a tutti buona Pasqua.