La crescita professionale, per una realtà produttiva, si misura anche nel coraggio di aprirsi al confronto. Bello o brutto che sia, è proprio questo dialogo tra pari a rappresentare l’antitesi dell’arroccarsi sulle proprie certezze. Pensare che “quel che si è sempre fatto andrà bene anche domani” è una trappola che molti evitano. I Vignaioli di Radda, invece, hanno scelto di guardare avanti, costruendo negli ultimi anni un perimetro virtuoso e condiviso, che oggi li pone tra le migliori espressioni del Sangiovese nel Chianti Classico.
“A Cena con i Vignaioli”, l’evento che ogni anno si celebra in Piazza Ferrucci, è forse la più vivida espressione di questo spirito. Non è solo una vetrina, ma un autentico momento di confronto tra produttori. È bello assistere a scene in cui il vignaiolo si avvicina con rispetto al tavolo del collega per porgergli il proprio vino, raccontandolo come si racconterebbe un figlio prediletto.
Lavorare con amore e in un clima di serenità tra colleghi è forse il più grande valore che una denominazione possa esprimere. “Crediamo che questa sia l’unica vera strada da percorrere”, afferma Roberto Bianchi, presidente dell’associazione. “Fra venti o trent’anni non ci si ricorderà di un singolo produttore, ma di Radda come territorio di eccellenza. Ed è con questa convinzione che ci relazioniamo agli altri”.
I Vignaioli di Radda rifiutano ogni forma di divisione interna, puntano sul dialogo e sullo scambio continuo. “Il confronto è importantissimo. Se qualcuno è più bravo, si impara. Punto”, aggiunge Bianchi. Questo spirito si è tradotto anche in un progetto unico a livello nazionale: il 53017, un vino collettivo nato dalla selezione di piccole partite da ogni socio.
Dopo un anno di lavoro e sperimentazione, ogni vignaiolo ha potuto metterci la propria mano. I campioni sono stati assemblati, affinati e imbottigliati insieme: “Cinquantatré campioni, tante mani. Poi noi usiamo il dialogo, le cene, il confronto per far emergere la passione di un territorio che parla”, racconta ancora il presidente.
Il percorso legato al vino 53017, presentato nella sua annata 2021, è oggi un modello di confronto all’interno di una denominazione — il Chianti Classico — in forte ascesa. Qui, il valore del vino non si misura dal prezzo, ma da ciò che arriva nel calice. Senza eccessi, senza fronzoli: solo territorio e autenticità.
“In un periodo difficile della nostra storia, la nostra associazione rappresenta un unicum. Qui l’unione fa davvero la forza”, conclude Bianchi. Tutto ciò che l’associazione incassa viene reinvestito nel territorio, per progetti di socialità e valore condiviso.
In un mondo produttivo spesso dominato dalla competizione esasperata e dall’individualismo, l’esperienza dei Vignaioli di Radda ci ricorda che esiste un’altra via. Non è solo una scelta etica, ma una strategia lungimirante: condividere sapere e visione crea coesione, e la coesione crea valore. Forse, è proprio da qui che nasce il futuro del vino?