Querciabella, azienda biodinamica di Greve in Chianti, rimane un nome di riferimento per l’export del Chianti Classico di fascia medio-alta. Ma lo scenario attuale è complesso, e l’approccio è cauto. Tra le tensioni geopolitiche, il calo dei consumi negli Stati Uniti e l’incertezza legata ai dazi, l’export manager Emilia Marinig descrive un momento di riflessione e ricalibrazione.
“Il panorama economico e geopolitico è cambiato profondamente” spiega Emilia Marinig. “Negli USA vediamo dinamiche nuove: consumi in calo, nuovi stili di vita, una demografia diversa. È un mercato che per noi era storico, ma oggi è molto meno stabile rispetto al passato”.
Querciabella, storicamente ben posizionata in Nord America, mantiene comunque una presenza, ma senza dare nulla per scontato. “Siamo abituati a considerarlo un punto fermo, ma ora ci stiamo muovendo con più attenzione, esplorando altre aree”.
Tra i pochi segnali incoraggianti, spiccano i mercati di prossimità. “In questo momento, i paesi dove registriamo segnali più chiari sono quelli del Nord Europa” afferma Marinig. “In particolare la Germania, dove la riduzione dell’IVA sulla ristorazione ha generato un piccolo rilancio dei consumi fuori casa”.
Non si parla di crescita esponenziale, ma di stabilità: “Ci sono margini per consolidare, più che per espandersi. E anche mercati consolidati come Canada e Giappone continuano a rappresentare un punto di equilibrio, più che di slancio”.
“Oggi non basta vendere: serve essere presenti, offrire supporto. Stiamo accompagnando i nostri partner storici anche nelle attività di mercato. È un momento in cui bisogna costruire, non solo esportare” sottolinea Marinig.
Tra i mercati emergenti, qualche spiraglio viene dal Sud-est asiatico. “Negli ultimi anni abbiamo visto buoni segnali da paesi come Indonesia e Thailandia, che inizialmente sembravano difficili da penetrare. In realtà, stiamo avendo soddisfazioni, anche se ovviamente non possono compensare il peso dell’America”.
Querciabella guarda anche al Kazakhstan e all’Armenia, come possibili rotte per future espansioni in Asia Centrale. “Sono tentativi, esplorazioni. Ma è ancora presto per parlare di svolte”.
“In Italia abbiamo avuto un inizio d’anno sottotono, con gennaio e febbraio sotto le attese. Ma i ponti primaverili hanno dato un po’ di respiro, smuovendo magazzini e consumi. La forbice rispetto agli scorsi anni c’è, ma non è drammatica come altrove”.
La presenza sul territorio resta solida: “Lavoriamo con un distributore che ci rappresenta bene in tutta Italia. Questo ci permette di mantenere una visibilità coerente con il nostro posizionamento medio-alto”.
Querciabella, oggi, non cerca l’effetto annuncio. Lavora con prudenza, adattandosi a un mercato che cambia. “Siamo in una fase in cui serve presenza, lucidità e capacità di adattamento” conclude Emilia Marinig. “Il Chianti Classico resta una denominazione forte, ma va difesa e rilanciata con intelligenza. Il tempo dell’automatismo nei mercati è finito”.