Firenze da troppo tempo vive un declino evidente nella qualità dell’offerta enogastronomica: menù fotocopia pensati per turisti, prezzi alti e materie prime discutibili. È proprio per questo che, quando scopro un luogo che va in netta controtendenza, sento il dovere – e il piacere – di raccontarlo.

Qualche giorno fa, grazie al prezioso invito di Giulia Marcucci, ho avuto il piacere di conoscere La Bisegna, un piccolo bistrot immerso nel verde del Galluzzo, vicino al Parco della Pioppeta.

Tre ragazzi lo gestiscono con passione e competenza, in un ambiente curato, semplice ma mai banale.

“La Bisegna” è un nome inventato, nato dall’unione tra “bisogno” e “lasagna”: suona come una ricetta della nonna, ma racconta una cucina giocosa e tecnica, capace di parlare alla pancia e alla memoria.

Appena si entra, ci accoglie il loro claim: “la cucina con cui tradisci la mamma”. Una frase che fa sorridere, ma che spiega bene l’anima del posto: un bistrot dal gusto francese, con cuore e materie prime italiane. Un luogo dove si osa, ma con rispetto.

In cucina troviamo Diego (argentino) e Barbara (campana), coppia nella vita e nel lavoro, con alle spalle esperienze importanti come il Four Seasons. In sala c’è Thai, appassionata e preparata, capace di raccontare ogni piatto e ogni vino con naturalezza.

Il menù è diviso tra piatti espressi e gastronomia d’asporto, con una forte attenzione alla stagionalità e alla qualità. Interessante anche la formula pic-nic: sei portate, acqua e tutto il necessario per mangiare al parco, a 25 euro. Una proposta originale, comoda e perfettamente coerente con la filosofia del locale.

Interessante anche la carta dei vini: piccole cantine indipendenti, selezionate con gusto e sempre aggiornate. Prezzi giusti, spirito conviviale, zero ostentazione. Il locale è pulito, riservato, curato senza eccessi. Si respira rispetto per il cibo e per chi lo mangia. Aperto con orari intelligenti e flessibili, La Bisegna consente di mangiare bene anche fuori dai canonici orari di pranzo e cena, adattandosi alle diverse esigenze.

In una Firenze sempre più segnata da cattiva educazione, cibo spazzatura, perdita di tradizioni, ristoranti “apri e chiudi” e troppa improvvisazione, La Bisegna rappresenta un esempio raro e prezioso. Un grande elogio a questi tre ragazzi che portano avanti, con dignità e passione, un’idea alta di cucina e accoglienza.

Oggi – forse troppo spesso – ci si improvvisa ai fornelli o in sala. Ma l’accoglienza è un valore profondo, che per la nostra città e per l’Italia significa far star bene le persone, coccolarle, informarle, raccontare loro cosa stanno mangiando e perché.

A Diego, Barbara e Thai va il mio più sincero augurio: che continuino a camminare a testa alta, e che sempre più persone scelgano di sedersi ai loro tavoli, dove ogni piatto è un gesto d’amore e ogni parola è cura.