Il Canavese, un territorio di grande rilevanza nel panorama enologico piemontese, si sta rivelando sempre più come un riferimento per quei vini che coniugano finezza, eleganza e un corpo strutturato, ma al contempo agile. Le tendenze più recenti, in continuo mutamento, indicano un chiaro spostamento verso vini più raffinati, con una presenza che non sovrasta il palato, ma che, al contrario, ne stimola l’equilibrio. In questo contesto, il Canavese emerge come uno dei territori più promettenti, dove il connubio tra tradizione e innovazione si esprime attraverso vini che incantano per la loro freschezza e capacità di evolvere. Il consumo moderno, sempre più orientato a vini che non solo raccontano la storia del luogo ma che si inseriscono con naturalezza nel quotidiano, trova in questa terra un interlocutore ideale.
Tale tendenza si rispecchia appieno nelle produzioni recenti del Canavese, dove la ricerca di un’armonia perfetta tra struttura e leggerezza ha trovato la sua espressione più pura. Il lavoro dei produttori locali, unito ai cambiamenti climatici degli ultimi decenni, ha infatti consentito di superare le difficoltà storiche legate alla maturazione di alcune varietà, tra cui il Nebbiolo, che fino a non molti anni fa faticava a raggiungere il grado ottimale di maturazione. Tuttavia, oggi la situazione è profondamente cambiata.
Il Canavese, dal punto di vista geologico, ha un’origine complessa e affascinante. La sua configurazione territoriale è stata plasmata dalla forza dei ghiacciai durante l’era glaciale, che hanno lasciato un segno indelebile nel paesaggio, depositando sabbie, pietre e detriti che hanno dato vita a un terreno unico nel suo genere. Le colline moreniche, caratterizzate da suoli poveri e acidi, si rivelano ideali per la viticoltura. La scarsità di argilla e la presenza predominante di sassi e sabbia favoriscono lo sviluppo profondo delle radici, garantendo una concentrazione maggiore nelle uve, elemento imprescindibile per la produzione di vini di alta qualità.
Se fino a pochi decenni fa il Nebbiolo del Canavese, noto con l’appellativo dialettale “Maura Nen” – che, tradotto, significa “quello che matura poco” – era considerato un vitigno difficile da maturare correttamente, oggi la situazione si è radicalmente trasformata. Il clima, cambiato a causa dell’innalzamento delle temperature globali, ha permesso al Nebbiolo di raggiungere il giusto equilibrio tra acidità e dolcezza, favorendo una maturazione ottimale. Questo nuovo scenario climatico ha dato una spinta decisiva anche alla crescita di altre varietà locali, come la Barbera, la Freisa, la Bonarda e l’Erbaluce, che si stanno adattando sempre meglio alle condizioni ambientali, conferendo al Canavese una nuova centralità nell’enologia piemontese.
L’Erbaluce in particolare, si distingue per la sua acidità spiccata, che si traduce in un rapporto quasi perfetto (1:1) tra i vari acidi presenti nella bacca. Questo bilanciamento contribuisce a conferire al vino una freschezza unica, che lo rende particolarmente adatto alla produzione di vini bianchi di alta qualità. Inoltre, l’Erbaluce è ricco di polifenoli, presenti principalmente nella buccia, che donano struttura al vino e ne favoriscono anche la longevità. Un’altra caratteristica che lo rende speciale è il suo carattere neutro: è un vitigno che, nelle sue prime fasi di vita, tende ad avere profumi tenui e riservati, con pochi aromi liberi. Questi precursori aromatici necessitano di tempo per evolversi e rivelarsi completamente, permettendo all’Erbaluce di sviluppare una complessità straordinaria che si manifesta pienamente solo con l’invecchiamento.
È con questa consapevolezza che mi sono avvicinato alla scoperta dei vini più rappresentativi del Canavese e Carema. Laddove la tradizione vitivinicola incontra la continua evoluzione delle tecniche di vinificazione, nascono prodotti di straordinaria qualità, testimoni di una ricerca costante e di una passione che non conosce compromessi. Ecco alcuni dei vini che hanno destato il mio interesse, con la loro capacità di sintetizzare la purezza del frutto e l’autenticità del territorio:
Cantina della Serra, Serra Blu Canavese DOC Spumante 94p
Il naso si apre con una fresca e delicata composizione di fiori bianchi, arricchita da una nota minerale di pomice e da un richiamo di fiori di campo. Accenni di pesche bianche, bergamotto e fiori di acacia completano il profilo olfattivo. In bocca, il sorso è teso ma accogliente, con bollicine morbide e briose, che ripropongono la sensazione di miele e felce.
Alberta Luciana, Grecale Canavese Bianco DOC 92p
Il colore paglierino scarico anticipa un bouquet agrumato, con note di pompelmo e fiori bianchi, accompagnate da delicate sfumature di fiori di montagna e selce. La vena sapida emerge con eleganza, mentre il sorso, verticale e gessato, offre una persistenza notevole. Il ritorno di pompelmo si fonde con sentori erbacei e citrici, lasciando un finale mandorlato e raffinato.
DonnaLia, Roc della Regina Canavese Bianco DOC 2018 94p
Il colore paglierino con riflessi dorati anticipa un bouquet di mela Golden, fiori gialli e delicati richiami di idrocarburi, accompagnati da note di erbe e fiori di campo. Il sorso si presenta coerente, asciutto e cristallino, di grande eleganza. Ritorna il miele, seguito da una scia sapida di origano, con una piacevole evoluzione.
Le Masche, Roccia Canavese Nebbiolo DOC 2023 93p
Il naso, misurato ma sincero, offre note di ciliegie croccanti e delicati richiami di lampone, con sottili accenni di grafite. Al palato, il vino si presenta giovane e genuino, con l’arancia che domina il sorso. Un vino fresco e vivace, perfetto per una merenda, che incarna semplicità e autenticità.
Luca Leggero, Maura Nen Canavese Nebbiolo Bio DOC 95p
Si apre con un’impronta accogliente, che unisce frutti rossi e neri a sottili note di grafite. Con il tempo, emergono richiami di tabacco e mentuccia. Il palato è coerente, pronto e vivace, con un buon slancio. La lunghezza e l’armonia sono evidenti, conferendo al vino una piacevole persistenza e equilibrio.
Cantine Crosio, Gemini Canavese Nebbiolo DOC 2021 97p
Al naso, l’autenticità si esprime con finezza ed eleganza, con note di ciliegie, ribes rosso e delicati fiori. In bocca, il sorso è coerente, sapido e raffinato, con una bella tensione che si unisce a struttura e finezza. Si evolve nel bicchiere, rivelando accenni di legno nobile e tabacco biondo, seguiti da piacevoli note mentolate e di caffè.
Tenuta Roletto, Nobilis Canavese Nebbiolo DOC 2020 93p
Al naso, il vino si apre con una delicata espressione di frutti rossi, arricchita da eleganti note di viole e fiori di montagna, con un accenno di mogano che aggiunge profondità. In bocca è sapido, il frutto è naturale e non eccessivamente spinto, con una piacevole freschezza. La ciliegia e l’arancia si amalgamano perfettamente, dando vita a un sorso autentico e sincero.
Figliej, Darecà Canavese Rosso 2019 93p
Colore rubino scarico, di trasparenza elegante. Il profilo olfattivo è giocato su ciliegie fragranti, mirtilli rossi, fiori di campo e lavanda, con accenti di scorza d’arancia che donano freschezza e dinamismo. Al palato si rivela teso e saporito, con il ritorno dell’agrume e una chiusura sapida, asciutta, che invita al sorso successivo.
Cantina Produttori Nebbiolo di Carema, Carema DOC 2020 96p
Il colore rubino scuro con riflessi aranciati anticipa un naso fine e puntuale, con note classiche di rosa e menta, seguite da richiami di arancia e grafite. In bocca, il sorso è coerente, pulito e minerale, slanciato ma senza eccessi. Un vino elegante e sincero, che esprime una piacevole freschezza.
Il cambiamento climatico che stiamo vivendo, insieme allo spirito artigianale e alla passione che anima molti produttori del Canavese, sta dando vita a un rinnovato percorso di scoperta. È affascinante osservare come questi vignaioli stiano riuscendo a trasformare le sfide climatiche in opportunità, forgiando una nuova identità che valorizza il territorio e le sue tradizioni.
Un particolare ringraziamento allo Studio Cru per avermi coinvolto in questo bellissimo viaggio.