Il Canavese è una regione storicamente abitata da popolazioni celtiche, note per la loro abilità nella gestione delle acque. Influenzati dalle culture dell’Alto Piemonte e dagli Etruschi, i Celti iniziarono a coltivare la vite, conservando il vino in botti di legno e anfore di ceramica. Quando i Romani arrivarono, trovarono una viticoltura già sviluppata. La viticoltura canavesana divenne un pilastro dell’economia locale. Nel censimento del 1819, ordinato dal Regno di Piemonte e Sardegna, si contavano 12.272 ettari di vigneti; oggi ne rimane solo una minima parte.

“I vini canavesani godevano di grande prestigio già ai tempi dei Romani. Nei secoli, questi vini sono stati citati ripetutamente per la loro qualità. Nel 1600, Giovanni Battista Croce descrisse l’Erbaluce, sottolineando le caratteristiche ancora attuali: buccia robusta e generosa, capace di produrre vini di carattere.” – racconta Domenico Tappero Merlo, Università Cattolica di Milano.

Nel 1800, questi vini raggiunsero valori incredibili, comparabili e talvolta superiori a quelli dei grandi vini di Chablis e Borgogna. Erano prodotti di altissimo livello, esportati in tutto il mondo e premiati per la loro qualità.

L’Erbaluce: Un Vitigno di Eccellenza

L’Erbaluce è un vitigno unico, la cui origine genetica rimane ancora in parte sconosciuta. Studi recenti, compresi quelli di due professori uno italiano e l’altro svizzero, che hanno esaminato gli scritti di Plinio, suggeriscono un collegamento con il vitigno Cascarolo. Questo supporta l’idea che l’Erbaluce sia autoctono del Piemonte, non essendo mai stato spostato dall’uomo.
Conosciuto dai Romani come Alba Lux, o “luce dell’aurora”, per la luminosità dei suoi acini, l’Erbaluce è apprezzato per la sua versatilità. Grazie alla sua spiccata acidità e dolcezza, è utilizzato per produrre una vasta gamma di vini, dai secchi agli spumanti, fino ai dolci passiti. Questi ultimi, in particolare, beneficiano dell’acidità e del contenuto zuccherino degli acini, nonché della loro resistenza a muffe e parassiti.
Il vitigno è coltivato prevalentemente con il sistema della pergola canavesana, una tradizione antica del territorio, sebbene esistano anche impianti più recenti a Guyot. I grappoli, di grandezza media e forma leggermente allungata, producono vini come il Caluso Spumante, apprezzato per le sue note fresche e fruttate, e i vini fermi secchi, corposi e caratterizzati da note di mele croccanti. Il Caluso passito, tra i più celebri d’Italia, si distingue per il suo colore dorato e i profumi intensi di pesca e mandorla.

Il Territorio del Canavese: Un Patrimonio Naturale

L’anfiteatro morenico di Ivrea (AMI) è una maestosa formazione glaciale situata nel Canavese, prevalentemente nella provincia di Torino e, in misura minore, in quelle di Biella e Vercelli. Risalente al Quaternario, l’AMI è uno dei migliori esempi mondiali di rilievi morenici, con una superficie di oltre 500 km². Superato in estensione solo dall’anfiteatro morenico del Lago di Garda, l’AMI è caratterizzato da una forma semicircolare evidente sulle mappe.
Le glaciazioni hanno lasciato imponenti accumuli morenici nell’AMI, tra cui la Serra di Ivrea, la più grande morena laterale d’Europa. Questa formazione si estende per quasi 20 km dalle pendici del Mombarone fino alle alture intorno al Lago di Viverone, raggiungendo un dislivello massimo di 600 metri.
Il substrato roccioso dell’AMI è diviso in tre unità geologiche, separate dalla linea Insubrica. La Zona Sesia-Lanzo a nord, caratterizzata da micascisti e rocce metamorfiche; la zona del Canavese, geologicamente eterogenea; e la Zona Ivrea Verbano a sud, con rocce rare come le granuliti basiche. Parte della città di Ivrea sorge su questo substrato roccioso, visibile nei pressi del santuario di Monte Stella.

Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione

Il Consorzio di tutela e valorizzazione Vini DOCG Caluso, Carema e Canavese DOC ha il compito di vigilare sul rispetto del disciplinare di produzione e difendere la denominazione da illeciti, oltre a promuovere i vini della zona. Fondato nel 1991 dall’evoluzione del Centro di Tutela e Valorizzazione Vini DOC di Caluso, nato nel 1986 grazie a sette viticoltori, il consorzio ha ampliato la sua competenza includendo la DOC Carema nel 1996 e la DOC Canavese nel 1998. Oggi conta 37 soci, rappresentando il 90% dei produttori della denominazione.

I Vini dell’Erbaluce: Espressioni di Eccellenza

I vini prodotti dal vitigno Erbaluce riflettono la vitalità e l’unicità di questo vitigno. Le diverse interpretazioni dei produttori, influenzate dal territorio di provenienza e dallo stile produttivo, offrono una gamma di vini che rappresentano una vera eccellenza del Piemonte. Ogni bottiglia racconta una storia di tradizione, passione e legame con il territorio, rendendo l’Erbaluce un simbolo distintivo della viticoltura piemontese.

La degustazione:
(a cura di Sara Cintelli e Milko Chilleri)

Marco Rossa – Caluso Docg Spumante Metodo Classico Pas Dosé 2020

Colore paglierino con delicati riflessi dorati. Il perlage è fine e delicato. Al naso si apre con note ampie di frutti a polpa bianca, come mela cotogna e pera, accompagnati da fiori gialli di dente di leone. In bocca è setoso, con una bollicina vellutata. Il sorso è fresco e teso, caratterizzato da piacevoli sfumature agrumate di pompelmo rosa. Il finale è lungo e avvolgente.

Cieck – San Giorgio Caluso Docg Spumante Metodo Classico Brut 2020

Bollicina di media intensità. Al naso si percepiscono fiori di campo e erbette aromatiche, con un impatto fresco e agrumato e sottili note minerali. In bocca, domina una marcata sensazione agrumata che ricorda il sorbetto al limone, con un finale cremoso che completa l’esperienza degustativa.

Orsolani – La Rustìa Caluso Docg 2022

Colore paglierino con riflessi verdolini. Al naso emergono erbe aromatiche, origano e frutti bianchi croccanti. In bocca, il sorso è rotondo, quasi eccessivamente ampio, con ritorni di miele che rendono il gusto molto largo e avvolgente.

Azienda Vitivinicola Giacometto Bruno – Caluso Docg 2022

Colore giallo dorato luminoso. Al naso si presenta con un’intensa nota minerale, scorze di agrume e sfumature floreali di iris e gelsomino, accompagnate da frutti dolci a polpa bianca. In bocca è cremoso e rotondo, con una piacevole sapidità e succosità che arricchiscono il sorso.

Kalamass – Caluso Docg 2020

Non valutabile a causa di lievi note di tappo e ossidazione.

Tappero Merlo – Kin Caluso Docg 2019

Colore paglierino intenso. Al naso si distingue per un ricco bouquet floreale, frutta gialla polposa e note di cera d’api. Complesso e pieno, in bocca è teso e sapido, con un finale ricco e caldo che persiste piacevolmente.

Cantina Massoglia – Caluso Docg Passito 2016

Colore ambra. Al naso presenta note ferrose, di marsala, albicocche disidratate e uva passa. La bevibilità è poco scorrevole, risultando piuttosto lenta.

Cantina della Serra – Caluso Docg Passito Riserva 2015

Colore ambra intenso. Al naso emergono rimandi di mallo di noce, miele di castagno, frutta secca e disidratata, e erbe officinali. In bocca è saporito, con ritorni di miele e nocciolina salata che portano il sorso a un livello equilibrato e gradevole.