“Ancora un’annata nera per la produzione delle nocciole che crolla del 60% per l’impatto del climate change”, dichiara Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani. Dopo i 102mila tonnellate del 2023, la produzione nazionale è scesa a 85mila tonnellate lo scorso anno e la nuova stagione conferma la grave crisi per il prodotto principe della frutta in guscio, ingrediente fondamentale per molte specialità dolciarie Made in Italy.

Il crollo produttivo comporterà inevitabilmente un aumento dei prezzi di vendita, che potrebbero raddoppiare rispetto all’anno scorso. L’emergenza, secondo Cia, è legata ai cambiamenti climatici: un inverno troppo mite, piogge primaverili violente, alte temperature e la siccità di giugno hanno compromesso 95mila ettari di noccioleti distribuiti in Piemonte, Lazio e Campania.

“A luglio abbiamo cominciato a vedere cadere le nocciole vuote a terra e, rispetto a una resa normale di 20 quintali a ettaro, la raccolta si è fermata a 5”, racconta Daniela Ferrando, produttrice della provincia di Alessandria. Intanto, campioni di nocciole dal Cile e dall’Oregon potrebbero fare concorrenza alla produzione nazionale nei prossimi anni.

Per affrontare la situazione, Cristiano Fini chiede la convocazione di un tavolo di filiera nazionale: “È indispensabile intervenire in modo organico sulle criticità attuali, rafforzando gli investimenti in ricerca e innovazione aziendale, strumenti chiave per restituire competitività e prospettiva al comparto. La drammaticità dell’annata rende questa richiesta ancora più urgente”.

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