E’ nella cornice architettonica del palazzo Squarcialupi di Santa Maria della Scala a Siena, immersi in uno scenario ricco di storia, arte e bellezza, che dal 12 al 14 marzo si è tenuta la VII edizione del Wine & Siena – Capolavori del gusto.

L’ideatore Helmuth Köcher, Patron di Merano WineFestival e Stefano Bernardini, presidente di Confcommercio Siena, con The Winehunter Talks hanno aperto le porte a ben 129 produttori e 460 etichette in degustazione. Un percorso enogastronomico d’eccellenza, tra le case vinicole provenienti da tutto il territorio nazionale e non solo. Oltre al vino però, da citare assolutamente la presenza di illustri produttori di Food e Spirits, e la Winehunter Area bio&dynamica.

In programma molti percorsi sensoriali per la degustazione di prodotti enogastronomici degli espositori Wine, interessanti Masterclasses alla scoperta di vini e terroir, un ambiente d’eccezione per uno standard eccellente che ha permesso di portare in rassegna i migliori vini selezionati e premiati da The WineHunter Award.

Premi e riconoscimenti a parte, con l’occasione ho potuto incontrare anche  piccole realtà vitivinicole che in alcuni casi, svincolate dai rigidi disciplinari, si sono fatte apprezzare per le particolari vinificazioni e le grandi capacità espressive dei loro prodotti. Eccole rappresentate nei miei migliori assaggi.

  • Cantina Delaiti – Borgognoni Rosa 2020

Igor Delaiti da Aldeno (TN), concertista diplomato al Conservatorio di Venezia, mi racconta della sua seconda passione – “Ogni mio vino è armonizzato perché il vino è musica, ogni etichetta è frutto di terreni con peculiarità distinte, da basse rese per ettaro e dal lavoro che svolgo in cantina dove le vinificazioni si diversificano con passaggi da acciaio a legno per l’affinamento”. Il Borgognoni Rosa è un Pinot Grigio in purezza; al naso è di grande complessità aromatica, si percepiscono in sequenza le note floreali quelle fruttate/agrumate e in bocca quello che mi colpisce maggiormente è il grande equilibrio, la struttura e l’avvolgenza con un finale incredibilmente persistente.

  • Cantina Laimburg – Elyònd Riserva 2017

La cantina si trova a due passi dal Lago di Caldaro (BZ) con circa 50 ettari di vigneti distribuiti nelle varie aree vinicole dell’Alto Adige poiché, mi spiega l’enologa dell’azienda – “Uno dei concetti fondamentali su cui si è incentrata l’attività degli ultimi 15 anni è stato quello di offrire a ciascun vitigno la propria area microclimatica”.  Assaggio una delle punte di diamante della cantina, Elyònd un Gewürztraminer Riserva; il vigneto è situato a Termeno su di un pendio con esposizione a sud ad una altitudine di circa 400 mt, il suolo è prevalentemente calcareo con presenza di ghiaie e argille. La vinificazione prevede solo acciaio e un anno di affinamento sui lieviti indigeni, il risultato finale è un vino armonico di grande opulenza ma nello stesso tempo di grande finezza, un bouquet complesso tra fiori di rosa, litchi e frutta esotica, un vino di gradevole freschezza e mineralità.

  • Cantina Bentu Luna – Sobi 2019

È Emanuela Fiore, l’enologa di questa cantina emergente in provincia di Oristano a raccontarmi come nasce Bentu Luna – “I vigneti sono di proprietà dei ragazzi e delle ragazze che collaborano a questo progetto” – di fatto la cantina si trova a Neoneli mentre l’attività vinicola si sviluppa tra Barigadu e Mandrolisai – “le vecchie vigne con le quali vengono prodotti i vini rischiavano di essere abbandonate perché non producevano più reddito. Gli impianti sui quali lavoriamo hanno un’età compresa tra i 40 ed i 120 anni e si tratta di un grande patrimonio che abbiamo voluto rivalorizzare mettendo assieme le nostre competenze e conoscenze tecniche” – mi racconta Emanuela. Il Sobi, che in sardo significa “Vento del Sole” è un vino rosso da uve Cannonau, Monica e Bovale, i restanti dodici uvaggi sono tutte varietà autoctone. Al naso si percepisce subito una grande intensità e la macchia mediterranea è immediata, seguono piccoli frutti a bacca rossa e sottobosco, in bocca è avvolgente e morbido con una impressionante vitalità. Un vino che nonostante i suoi 15% riesce a bilanciarsi con la sua freschezza e quella gradevole sapidità finale. Per il Sobi la fermentazione è effettuata in vasche di cemento e segue un affinamento di poco meno di un anno in barrique di rovere di secondo passaggio.

  • Cantina Unmaredivino – Su Mere Riserva 2015

Restando nell’area dedicata ai vini della Sardegna incontro l’agronomo Gioacchino Sini di Berchidda – “La nostra è una storia di passione che inizia con il primo vigneto impiantato da mio nonno agli inizi degli anni ‘50” – I vigneti di proprietà della famiglia sono situati a metà tra il Monte Acuto ed il mare di Gallura su suoli alluvionali e sedimenti lacustri. “Il lavoro fatto in vigna e in cantina” – prosegue – “è incentrato completamente sulla produzione di qualità, poche aree sarde come quella di Berchidda sono fortemente vocate per la produzione di vini bianchi e rossi d’eccellenza”. Mi mostra il Su Mere riserva 2015 con l’avvertimento – “un Cannonau come questo non lo troverai mai” – e incuriosito mi faccio avvinare il bicchiere per passare alla degustazione. E ha ragione!  Al naso è esplosivo e le sensazioni spaziano dai sentori di marasca, mora matura e cannella, in bocca i tannini sono piacevoli e vellutati, il breve appassimento su pianta prima della raccolta conferisce grande morbidezza. Chiude con sentori di cioccolato, spezie e mandorle tostata, finale lungo e persistente.

  • Cantina Casa alle Vacche – Crocus Riserva 2019

E dopo un giro di degustazione tra le prelibatezze della Toscana incontro Andrea Ciappi enologo della cantina di famiglia Casa alle Vacche a pochi chilometri da San Gimignano. La proprietà si estende su 25 ettari, i suoli sono composti prevalentemente da sabbie gialle e argille e la particolare esposizione dei terreni sono l’ideale per uve di qualità. Dopo un’attenta degustazione dei suoi prodotti è la volta del Crocus, una Vernaccia riserva prodotta con uve selezionate a mano dalle quali si ricavano due cuvée, una segue la vinificazione in acciaio, l’altra in legno e dopo l’assemblaggio, sostano un anno sulle fecce fini con continui bàtonnage. Il risultato è una Vernaccia color paglierino intenso, fine ed elegante al naso, la successione e le percezioni aromatiche sono nette e ben distinguibili passano dalle note floreali di zagara e fiori d’acacia a quelle fruttate di pesca gialla. Il sorso è pieno, armonico e avvolgente sostenuto da una buona spalla acida e da una discreta mineralità.