Le vendite di vino italiano nella Grande distribuzione nei tre principali Paesi buyer, Stati Uniti, Germania e Regno Unito, hanno registrato un timido miglioramento nei primi nove mesi del 2023, con un incremento del 0,4% nei volumi e del 4,2% nel valore. Tuttavia, si tratta di un risultato ancora lontano dagli obiettivi di crescita che il settore si era prefissato.

Gli spumanti tricolori, che rappresentano circa un terzo del totale delle esportazioni, hanno registrato un calo del 2% nei volumi, mentre i vini fermi sono cresciuti dell’1,2%. Il trend positivo è stato trainato da alcuni mercati, come gli Stati Uniti, dove gli spumanti italiani hanno registrato un incremento del 3,7%, e la Germania, dove i vini fermi hanno registrato una crescita del 4,2%.

In controtendenza, il Regno Unito ha registrato un calo sia degli spumanti (-5,9%) che dei vini fermi (-1,4%).

A preoccupare maggiormente il settore è la forte presenza di prodotti “low alcol” con aromi alla frutta commercializzati da un brand statunitense. In termini di valore, questi prodotti rappresentano il 38% del mercato dei “table wines” tricolori negli Stati Uniti.

“Il fenomeno deve far riflettere la nostra filiera”, ha dichiarato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. “Il modello italiano rimane chiaramente quello tradizionale dell’alta qualità e del sistema delle denominazioni, ma ciò non esclude l’apertura verso forme produttive più “laiche”, con “contaminazioni” che assecondino una domanda giovane sempre più disimpegnata e spesso attenta al grado alcolico”.

Castelletti ha aggiunto che il player statunitense, sfruttando anche il brand Italia, negli ultimi sette anni ha aumentato il proprio business del 500% e non è certo un caso”.

Per rilanciare le vendite di vino italiano nella Grande distribuzione, il settore dovrà quindi trovare il modo di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla qualità, alla sostenibilità e al benessere.