E gran sollazzo ci verremo a dare

Che di scrittura non posso imparare

La montagna l’è stata a noi maestra

La natura ci venne a nutricare

E ’l sole se ne va via là pian piano;

Ch’io ne debbo partir da Cutigliano.

Beatrice degli Ontani

Pastora Poetessa

Fra quelli che chiamiamo vini di montagna, detti anche estremi o eroici, sono compresi tutti quei vini prodotti oltre i 500 s.l.m e con pendenze del terreno di almeno il 30%:  altezze notevoli per la viticoltura, con pendii scoscesi e zone ardue e dure per la lavorazione.

Quando pensiamo a questi vini, inevitabilmente, si susseguono davanti ai nostri occhi le vette vertiginose della Valle d’Aosta, della Valtellina, del Trentino Alto Adige; alcuni di noi richiamano alla mente l’imponenza dell’Etna o le verticalità della Calabria e della Liguria ma quasi nessuno penserebbe alla Montagna Pistoiese.

Per anni, la Montagna Pistoiese è stata considerata un luogo poco vocato per la viticultura; era quasi pazzia anche solo pensare di poterci coltivare uva di buona qualità. Per anni ho cercato fortissimamente un vino prodotto in queste zone: la Montagna Pistoiese è uno dei miei “luoghi del cuore” per svariate ragioni; è uno di quei posti enigmatici che non si capiscono mai abbastanza, si ha la sensazione di avere a portata di mano la chiave di tutti i segreti del mondo ma di non riuscire ad afferrarla per più di qualche secondo… per questo c’è sempre bisogno di tornare: per cercare di carpire quel qualcosa di più che aleggia nei suoi boschi e nei suoi silenzi. Forse Tiziano Terzani l’aveva eletta per questo a suo buen retiro.

Ma stavolta non ho avuto bisogno di tornare sulla montagna pistoiese per scoprire uno dei suoi segreti. L’occasione si è presentata durante un aperitivo improvvisato a Le Volpi e l’Uva, splendida enoteca sita nel centro storico di Firenze in Piazza dei Rossi a pochi passi da Ponte Vecchio e dalla commovente Deposizione del Pontormo custodita nella vicina Chiesa di Santa Felicita.

Il vino che mi è stato servito e spiegato si chiama Quota Millecento – Anno 2022 – blend di Chasselas, Riesling Renano, Muller-Thurgau, Manzoni bianco e Kerner, 12%.

Un vino fine, con dei bei profumi floreali di piccoli fiori bianchi di sambuco,  citrine, burrose e erbe di montagna e note minerali che conferiscono sapidità e freschezza. Un prodotto  che ben rispecchia l’area geografica di cui è espressione sia da un punto di vista pedoclìmatico e geologico. La valle del Sestaione è uno di quei rarissimi posti dell’Appenino Settentrionale, in cui si trovano ancora i segni della glaciazione nelle levigate rocce affioranti e nelle lastre di arenaria detta anche macigno.

Perfetto per un aperitivo a base di formaggi a pasta morbida o per piatti non troppo lavorati a base di pesce di montagna come la trota.

Oltre al vino bianco, viene prodotto anche un Pinot Nero che però non è stato possibile assaggiare.

Le vigne si trovano a Pian degli Ontani, (lo stesso paese che ha dato i natali  nel 1800 alla poetessa-pastora Beatrice degli Ontani, che seppur analfabeta riusciva a improvvisare rime stupefacenti e che suscitarono l’ammirazione, fra i tanti, anche di Niccolò Tommaseo) vicino a Cutigliano e sono state quasi letteralmente strappate alla montagna da Gregorio Ceccarelli, proprietario dell’Azienda Vitivinicola Terre dei Lontani. Gregorio Ceccarelli inizia a coltivare nel 2014, il primo vigneto, quello originale, si trova nel Podere del Quercio (1150 metri sul livello del mare), nei pressi di Pianosinatico, mentre ad ospitare il secondo, più recente, è Località Forca (circa 900 metri di altitudine), sopra il Borgo Medievale di Cutigliano.

“I sogni vengono da fuori”, dicono le popolazioni delle montagne andine.

Forse è proprio una caratteristica di coloro che abitano la montagna, a qualunque latitudine e in qualunque parte del mondo, riuscire a coltivare, far crescere e alimentare i sogni con coraggio, passione e ostinazione come sta facendo molto bene il signor Ceccarelli.

Cantina: Azienda Vinicola Terre dei Lontani – Viale Beatrice n. 22 – Pian degli Ontani – Abetone Cutigliano Di Gregorio Ceccarelli.