L’etichetta è la prima cosa che si apprezza in una bottiglia. C’è chi la definisce la carta d’identità o il biglietto da visita di un’azienda. Resta il fatto che riveste un ruolo fondamentale nella comunicazione del prodotto, che ormai è sempre più assimilabile ad un brand. Quindi, come tale, richiede la collaborazione di un professionista in termini di grafica e di strategia di marketing.

Ogni etichetta deve riportare sette informazioni obbligatorie: denominazione di vendita, nome, ragione sociale e sede dell’azienda, nazione di produzione, volume nominale, percentuale di alcool sul volume, lotto e, infine, solfiti e allergeni. Questi sono i mezzi di corredo primari che vengono inglobati all’interno di una rappresentazione a tutto tondo dell’azienda in termini di qualità e personalità che è l’etichetta.

Lo scorso 18 febbraio, il Consorzio Vino Chianti ha riunito a Chianti lovers e Rosso Morellino 2024 oltre 200 etichette. Abbiamo chiesto ad alcuni produttori quali sono le caratteristiche che un’etichetta deve contenere, se si sono affidati a un professionista per realizzarla, se la ritengono utile oppure se pensano che, in fondo, basti che il vino sia buono.

Azienda Agricola Marzocco Poppiano

Abbiamo preferito mantenere una sorta di classicità sui vini della denominazione e sulle vigne più antiche. Iniziamo dal nostro Pretale che ha un’impostazione da cru, quindi abbiamo scelto come bottiglia la bordolese. Nella grafica, abbiamo il leone che è estremamente tradizionale, per mantenere proprio il concetto di classico senza tempo. Lo stesso abbiamo fatto per il Chianti d’annata e per la riserva. Quindi il leone che rappresenta l’azienda e la grafica che è estremamente classica. Non siamo così vecchio stile a livello produttivo perché le innovazioni tecnologiche, sia in vigna che in cantina, sono ben accette. Quindi, rispetto delle temperature, uso del freddo e tutto ciò che può aiutare a non utilizzare prodotti invasivi. Amiamo far sentire il Sangiovese croccante e quindi, come tale, ci piace che sia in visione anche nell’idea che non sia un Sangiovese a lunga tirata, quindi un Sangiovese puro, un Sangiovese che si fa sentire. Quello che esula dalla classicità è l’etichetta del bianco – Il lanciere – che è un omaggio a chi è stato nel territorio e l’unione a un pensiero più giovane: è l’unico vino da vigne giovani quindi si differenzia sia dal punto di vista di grafica che di impostazione.

Fattoria di Poggiopiano Galardi

Noi abbiamo sette diversi vini e quindi sette etichette che sono impegnative; sono tante soprattutto su una produzione di venti-trentamila bottiglie, quindi è un progetto che ha già la sua componente di pazzia e non c’è in realtà intenzione di inserire nuove referenze, ci coccoliamo quelle che già abbiamo. Il progetto etichetta nasce da un retaggio nostro aziendale perché comunque la nostra è un’azienda che fa etichette dal 1992 e produce vino etichettato dal 1992. La cosa che io racconto sempre più che altro sono i nomi dei nostri vini che hanno tutti un significato molto profondo che scava indietro fino ad arrivare alla produzione, alla vigna: Voce alla terra, Com’era, Erta al mandorlo. La cosa divertente che io racconto sempre come aneddoto è che i nomi dei nostri vini nascono a tavola, quando ci troviamo noi in famiglia con mio babbo e mia mamma a parlare dei nostri vini, a scegliere il nome di un vino ci mettiamo a tavola, mangiamo, è il momento più disteso della giornata, cominciamo a parlare e quello che viene fuori è il nome.

Fattoria di Doccia

Per quanto riguarda il Rubinato che è il nostro Chianti Rufina biologico, l’etichetta è fatta da noi nel senso che a mio padre piace disegnare, si diverte, tirò fuori l’elemento grafico e da lì anche la scritta; per quanto riguarda il nome invece il nostro marchio è sempre stato questo. Sulle prime bottiglie abbiamo tenuto una linea molto semplice e abbastanza riconoscibile, abbiamo anche altri prodotti che oggi non abbiamo portato che sono IGT con etichette più complesse e più grafiche e visive. Le ultime etichette sono state fatte in collaborazione con una grafica ma il nostro tocco c’è sempre: i nomi, le parti grafiche le studiamo sempre noi ovviamente andando avanti, ora ci stiamo avvalendo di qualche grafico.

Azienda Agricola La Querce

Al momento quelle del Chianti Colli Fiorentini, le nostre due etichette, sono etichette un po’ storiche. Sono state disegnate all’inizio del Duemila e riprendono la vecchia etichetta storica nata negli anni Sessanta. Diversamente per altri vini abbiamo pensato ad altre etichette: la parte primaria nasce da noi e poi vengono sviluppate da un grafico.

Torre a Cona

Crociferro nasce nel 2020, il nome viene da una croce di ferro che si trovava nel poggio più alto dell’azienda e dominava tutta la valle. Abbiamo deciso di non attribuirgli un nome che non si riferisse ad un vigneto specifico e che in sé portasse tutto il patrimonio di Torre a Cona. L’estetica deriva da una sorta di contrasto che si voleva restituire tra la tradizione e la messa in scena della tenuta che c’è e che resta ed è un po’ il ritmo che abbiamo su tutte le nostre etichette e questa sorta di marchio a fuoco Crociferro che gli dà anche un tocco molto contemporaneo e fuori dalle consuete etichette dei nostri vini. Le due riserve sono appositamente pensate per essere gemelle anche in termini di etichetta perché sono due vini che hanno lo stesso tipo di processo di vinificazione, entrambe 100% Sangiovese ma vengono da due vitigni diversi. Avevamo l’idea degli uguali ma diversi. Qui c’è tradizionalmente la tenuta, una resa in bianco e nero presa da una litografia e sul retro c’è un elemento di differenziazione: oltre ad esserci l’annata, c’è una copia del libro dei cabrei che era tradizionalmente il modo in cui si facevano i censimenti territoriali non solo in Toscana ma ovviamente quando c’erano diversi poderi. Questo per creare una tracciabilità di quelli che erano i vecchi poderi e i vini si chiamano ancora con il nome del proprietario del podere. Ci sono poi il Merlot ed il Rosato che richiamano degli affreschi che ci sono all’interno della villa e il teatrino settecentesco presente all’interno della villa.

Podere Ghisone

Le nostre etichette sono state fatte da un artista di Montespertoli che ha studiato all’Accademia di Belle Arti e ha uno stile molto particolare, infatti si contraddistinguono un po’ nella varietà delle etichette classiche, molto moderne con lo stile a penna che viene usato su tutte le otto etichette. Il simbolo è il ciuco che è ricorrente, lo stile è minimal. L’etichetta è ciò che fa la differenza sul consumatore e quindi quando colpisce a noi fa piacere perché comunque racchiude un grande lavoro dietro.

Azienda Agricola Castelvecchio

Abbiamo diverse tipologie di etichetta, sono tutte studiate da noi. Questa linea è presente da circa venti anni e nel 2003 abbiamo creato Vigna la Quercia che ha la particolarità di avere una quercia in mezzo alla vigna e ci piaceva il contrasto tra il rosso e il nero per renderle più moderne. Il logo è quello dell’azienda con la chiesetta del 1100. Mentre il nostro Numero 8 nasce dalla cognata che ha disegnato un infinito.”