Si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale: cambierà il mondo del vino? E se sì, come? Ecco le risposte di alcune aziende presenti a Chianti Classico Collection.

Il deep learning e il machine learning non sono più un’utopia. Dallo scorso anno stanno progressivamente prendendo campo, diventando un vero e proprio trend nel settore vitivinicolo. Si riscontra un passaggio progressivo da una viticultura di precisione a una viticultura digitale.

Le nuove tecnologie possono avere svariati campi di applicazione: dalla vigna – con analisi del terreno, monitoraggio delle viti e previsione del raccolto – alla cantina con controlli sulla fermentazione fino alle strategie di marketing per studiare i consumi, la distribuzione e i gusti dei consumatori, finalizzati a una profilazione ad hoc.

Durante l’ultima edizione di Chianti Classico Collection, tenutasi alla Stazione Leopolda di Firenze il 15 e 16 febbraio 2024, abbiamo chiesto ad alcune aziende se l’intelligenza artificiale cambierà il mondo del vino e come l’azienda si sta preparando ad affrontare questa novità.

Podere Castellinuzza: “Siamo a Lamole, in una zona piccolissima e di tradizione. Noi assolutamente non siamo a favore dell’intelligenza artificiale. Soprattutto nella nostra zona, dove la maggior parte del lavoro viene fatto a mano, saremmo curiosi di vedere un computer sostituire l’uomo che da millenni porta avanti una tutela del territorio, una tutela del prodotto e la cura della natura delle piante. Non ci crediamo, anche se l’Europa propone contributi per andare in questa direzione. Ovviamente a noi non può arrivare niente perché in una zona come la nostra è impensabile non poter fare le cose manualmente. Certo utilizziamo della meccanizzazione, ma sempre esclusivamente con la supervisione dell’essere umano, che è insostituibile.”

Castello di Volpaia: “Sicuramente, come tutte le cose nuove, sono positive e possono solo portare cose importanti e aiutare. Però, parliamoci chiaro: si parla di computer come se fossero la cosa più fantastica del mondo e come se fossero sostenibili. In realtà, in una recente trasmissione alla radio è stato detto che semplicemente per raffreddare un computer – dopo aver fatto, ad esempio, un post su Instagram – è necessaria una bottiglia di acqua. Dobbiamo riflettere anche su questo, quindi il computer è anche da vedere sotto un punto di vista di sostenibilità. È importante come noi stiamo iniziando a fare un’agricoltura sempre più intelligente, si studia, si lavora con trattori intelligenti che possano limitare il consumo dell’acqua, e poi scopro che per fare una domanda a un computer si consuma così tanta acqua, ci sono rimasta di sasso. Sicuramente è una cosa che però può aiutare.”

Felsina: “Le due dimensioni/realtà insieme. Il vino è un fatto reale, l’intelligenza è sempre un fatto personale relativo alla persona, all’essere umano, per cui la vera intelligenza è solo umana. È un derivato quello artificiale, funzionale all’aiuto che può dare all’essere umano, ma non è pensabile separatamente dall’essere umano che la governa. Il vino è governare, mi viene in mente il governo. L’intelligenza artificiale non può fare il Chianti classico con l’antico sistema del governo che è la rifermentazione. Il vino è un processo in divenire, quindi è vita. L’artificio è qualcosa di dato che può elaborare miliardi e miliardi di dati, ma non è in grado di dare quella parte ineffabile che è l’anima di un vino e che non la possiamo imbrigliare, nessuno mai potrà fare, in nessun modo.”

Podere Capaccia: “Magari un’azienda più grande potrebbe averne bisogno. Noi abbiamo tre ettari quindi non fa per noi. Nel marketing può portare modi di arrivare ad altre persone o gestire i mezzi di comunicazione usati dall’azienda, trovare soluzioni per una migliore navigazione, fare domande, ma si presuppone che si debbano comunque inserire tante informazioni specifiche che possano aiutare la gente a capire meglio. E questo è un aspetto che può avere un valore. Nella produzione, per noi che siamo piccoli e facciamo tutto a mano, non è un’opzione da considerare. Ma ripeto, a livello di marketing, perché no?”

Lecci e Brocchi: “La linea dell’azienda è sempre quella che è stata finora, cioè tradizionalità e tecnologia che hanno sempre vissuto in maniera molto armoniosa nella nostra azienda. Però, se c’è modo di migliorare i nostri vini con l’intelligenza artificiale, perché non farlo? Non dobbiamo mai perdere di vista quelli che sono i principi fondamentali, quindi l’uva buona portata in cantina, le azioni enologiche giuste. Noi siamo nati come azienda garagista senza nessun tipo di controllo della temperatura, senza nessuno strumento che ci potesse aiutare. Ma se lo strumento che ci può aiutare migliora il nostro vino, noi lo accettiamo, come accetteremo anche l’intelligenza artificiale, senza perdere di vista i nostri principi.”

Tolaini: “L’intelligenza artificiale potrà essere forse utile per realizzare tecnicamente alcuni metodi di comunicazione che magari ad oggi è più lungo e articolato fare, diventeranno senz’altro più facili perché con il computer si inseriscono le varie informazioni e automaticamente vengono collegate. Per quanto riguarda il fondo, il cuore della comunicazione, non crediamo che potrà essere molto utile perché comunque il mondo del vino è molto legato all’ambientazione dell’azienda, alla filosofia del produttore, a come lui spiega e presenta la sua realtà, alla tipologia e alla qualità dei vini, al vivere un vigneto o una bottaia con il produttore accanto che ti spiega.

L’intelligenza artificiale promette di trasformare radicalmente l’agricoltura, ottimizzando le coltivazioni, migliorando la gestione delle risorse e aumentando la precisione nelle operazioni agricole. Grazie all’analisi dei dati, alla previsione dei raccolti e alla gestione intelligente dei sistemi di irrigazione e fertilizzazione, l’IA potrebbe contribuire a migliorare la produttività, ridurre gli sprechi e affrontare sfide come il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare globale. In che modo influenzerà il lavoro degli agricoltori e la distribuzione alimentare globale? E quali sfide etiche ed economiche dovranno affrontare gli attori del settore di fronte a un’IA sempre più avanzata nel mondo agricolo?