C’era una volta, tanto tempo fa, in un luogo sperduto e magico…

Potrei iniziare così l’articolo perché così è iniziata la giornata all’agriturismo Le Pianore, nel cuore più profondo e misterioso della Maremma Toscana, sotto la presenza paterna dell’etrusco Monte Amiata, nella zona del Montecucco Doc, fra mare e vulcano, boschi e campi, ruscelli e vigne, farfalle e alberi.

Lo sguardo aperto e ampio come ormai nel mondo moderno capita sempre più di rado, i suoni della natura puliti e dolci ad ammorbidire uditi frastornati dalla civiltà e profumi e odori di una primavera straripante a inebriare naso, mente e cuore. Anima.

Come in un viaggio spirituale alla ricerca di sé stessi lungo un viottolo arrangiato e malmesso nascosto nel bosco, all’improvviso dietro una curva appare un volto scolpito nella pietra. E’ un’opera della più importante scultrice inglese vivente Emily Young.

Qui la Natura domina ed è protagonista indiscussa e ogni cosa “umana” è inserita ed integrata in punta di piedi con armonia ed equilibrio.

Le costruzioni sono prevalentemente in bioedilizia, l’energia da fonti rinnovabili e le coltivazioni presenti, olivi, viti e orti prevalentemente, sono tutte gestite secondo principi della biodinamica e della più pura sostenibilità ambientale nel massimo rispetto del territorio.

Ci raggiunge nel frattempo anche Giovan Battista Basile, della cantina biologica Basile poco distante da qui, zio di Filippo Micillo che insieme alla famiglia gestisce, o più propriamente custodisce, Le Pianore, per un’originale degustazione mista, incrociata ed intrigante dei loro vini.

Zancona 2021 Toscana Bianco IGT di Le Pianore (Petit Manseng, Vermentino, Viognier, Sauvignon) Come camminare scalzi in primavera in campagna la mattina presto. Profumi di freschi di fiori ed erbe, su tutti l’erba limoncina (melissa officinalis) e poi una bella pesca bianca appena colta dall’albero, prima la buccia e poi la polpa. In bocca la freschezza e una scia sapida regalano un sorso molto piacevole e accattivante.

Tiniatus 2018 Montecucco Rosso DOC di Le Pianore (Sangiovese 70%, Merlot 30%) La camminata di prima nella Natura mette fame e allora ti siedi al tavolo e come compagno al tuo fianco vuoi lui. Il Tiniatus. Il compagno di merende perfetto. Macedonia di frutti di bosco per la morbidezza e la fragranza. Nepitella (Calamintha Nepeta o Mentuccia) per le note fresche di alleggerimento. Sincero ed immediato.

Periodico 2018 Maremma Toscana Rosso DOC di Le Pianore (Merlot 100%) E dopo avere mangiato e ben bevuto non vuoi prendere un bel calice di rosso e andare a godertelo all’ombra di una bella querce? Stappi una di queste 1333 bottiglie (Periodico)  ed inizi a sorseggiarlo. Mirtilli, more, marasche, un naso scuro impreziosito da note speziate di pepe, tabacco e caffè come ti aspetti da un buon Merlot. Pregusti un sorso altrettanto pieno e abbondante e invece ti sorprende la freschezza di questo Merlot cresciuto in montagna e in un attimo, ti rendi amaramente conto, che dovevi portare tutta la bottiglia.

Arteteca 2021 Vermentino Montecucco DOC di Basile (Vermentino 85%, Viognier 10%, Petit Manseng 5%) Il finale ammandorlato è come l’applauso a teatro prima del bis. Ti invita a bere e ri-bere questo vermentino che tutto è, meno che scontato. È leggero e fresco, ma anche con una buona struttura e abbastanza persistente. Frutta succosa, ma anche sapidità. Sinceramente, dovrei riberlo!

Cartacanta 2018 Montecucco Sangiovese DOCG di Basile (Sangiovese 100%) Ecco come si esprime il Sangiovese nel Montecucco! Intensità cromatica e sensoriale veramente importante. La ciliegia si esprime in tutta la sua franchezza, succosità e morbidezza, ma anche in ogni sua sfumatura dalle più scure marasche, alle dolci amarene fino alle più fresche e profumate visciole. Gradevole e persistente! Hai capito che vino aveva scelto qualche anno fa Barack Obama per una cena con capi di stato?

Comandante 2018 Maremma Toscana Rosso DOC di Basile (Sangiovese 50%, Merlot 50%) Chiunque ha una barca, anche piccola, è un Comandante. Così era il padre di Giovan Battista Basile a cui ha dedicato questo vino. E’ quindi un vino del cuore e di cuore. Non può che essere generoso in quel che offre sia al naso che in bocca, morbido e abbondante. Ampio e avvolgente. Come un caldo abbraccio.

Già tutto questo autorizzerebbe chiunque a definire una giornata spettacolare e invece non è altro che la prima parte di un’esperienza che è proseguita, poco distante, presso la Cantina biologica Basile per la presentazione del progetto “Petrosinella – Una storia di famiglia” e una verticale di nove annate del vino top di gamma “Ad Agio”.

“…L’unico modo che ha l’orca di entrare e uscire è passare dalla finestra tenendosi ai capelli di Petrosinella, lunghi come tutta la torre. Un giorno Petrosinella è affacciata alla finestra e un principe la vede, innamorandosi di lei…”

Per quelli della mia età è un brano della favola dei Fratelli Grimm “Raperonzolo”, quelli dell’età dei miei figli la conoscono come “Rapunzel” della Disney, l’originale è in realtà una fiaba scritta nel 1634 e pubblicata ne “Lo cunto de li cunti” da Giambattista Basile scrittore napoletano, avo ed omonimo del padrone di casa.

In suo onore e omaggio sono state presentate nell’occasione 24 Magnum del vino di punta della cantina Basile, il Montecucco Sangiovese Docg Riserva “Ad Agio”, con un’etichetta celebrativa speciale raffigurante una fiaba del Basile, “Petrosinella”, realizzata dall’artista napoletano Giovanni Anastasia.

Ad Agio” è un vino che nasce quale massima espressione del Sangiovese, già con la selezione dei migliori grappoli in vigna, proseguendo poi con un’attenta e importante macerazione in botti francesi per 30-40 giorni ed infine lungo affinamento di 24 mesi in tonneaux ed altri 24 mesi in bottiglia.

Le annate in degustazione erano: 2016, 2015, 2014, 2012, 2011, 2010, 2009, 2007 e 2006.

Marker di questo Sangiovese in purezza, sempre, una grande intensità cromatica e gusto-olfattiva, che ritroviamo in bocca in una ciliegia chiara e precisa, a volte in confettura, talvolta sotto spirito, ma sempre centrale nel sorso. Note fresche di erbe aromatiche e macchia mediterranea che si fanno più evidenti negli anni più caldi come la 2015 e la 2012. Complessità data invece dall’evoluzione dei terziari che si incupiscono con il passare del tempo e che trovano la più piacevole integrazione nella 2010 con sentori di polvere di caffè, cacao amaro e liquirizia. La 2010 è un Mon Cheriè, ma con il tannino, una perla enologica.

Un “sangiovetico” tannino che è sempre ben presente e con la freschezza gioca di anno in anno una partita sul filo dell’equilibrio. La 2016 pur nella sua esuberante giovinezza è molto elegante, ma il vero esempio di equilibrio e prova schiacciante di longevità, la abbiamo con la 2007, non a caso pluripremiata e a cui è stata dedicata anche una Jèroboam con l’etichetta celebrativa.

E vissero tutti felici e contenti.