Il Clima è uno dei fattori che influenza maggiormente la qualità e la quantità della produzione della vite. Negli ultimi anni il cambiamento climatico è indubbiamente uno dei temi più discussi a livello mondiale. L’impatto del riscaldamento globale, indotto dal cambiamento climatico, desta grande preoccupazione per il futuro del nostro pianeta.

Le fluttuazioni climatiche hanno portato notevoli problematiche in viticoltura, in particolare:

  • qualitative/quantitative
  • anticipo della vendemmia
  • elevate gradazioni dei vini
  • basse acidità
  • aumento del pH
  • diminuzione del colore
  • modesti livelli degli aromi
  • tannini aggressivi

Un quadro non certo favorevole alla qualità, specie se associato alla disidratazione delle bacche, con appassimenti vistosi delle uve, preceduti da danni dei raggi U.V. sulle bucce sottili.

Sono sempre maggiori le “bombe di calore” che bloccano fisiologicamente la vite, a causa di venti caldi, delle alte temperature notturne e diurne e della scarsa umidità che insieme provocano la chiusura stomatica, l’arresto della fotosintesi e la forte riduzione della traspirazione fogliare.

Vendemmie 2021 e 2022 a confronto

La vendemmia 2021 è stata condizionata da gelate primaverili e da un’estate particolarmente calda e siccitosa dove non sono mancati forti temporali, accompagnati da importanti manifestazioni grandinigene. Siamo passati da un autunno/inverno caratterizzato da temperature nella norma e da una buona piovosità ad una primavera/estate con eventi climatici estremi.

L’ondata di gelo ad aprile ha colpito molti vigneti danneggiando i germogli già ben sviluppati, limitando così la futura fruttificazione. Il lungo periodo di siccità ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno subito anche una straordinaria ondata di caldo.

I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare di provvidenziali piogge durante i mesi di luglio ed agosto anche se spesso, purtroppo, in alcune zone sono state accompagnate da grandinate che hanno ridotto il potenziale produttivo.

La vendemmia 2022 ha avuto invece come principale problema il protrarsi della siccità; rispetto all’accumulo medio negli ultimi 30 anni c’è stato circa il 46% in meno di precipitazione cumulata da inizio anno a fine luglio.

In Piemonte erano 60 anni che non si riscontrava un periodo invernale così arido. Si sono riscontrati anche temporali violenti, grandinate e picchi di caldo che hanno portato alla riduzione della produzione soprattutto in Lombardia e in Piemonte: si è riscontrata una perdita rispettivamente del 9% e del 20%. Di seguito la tabella con i dati di Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri).

Regione Media 2017-2021 2021 2022 Var.%  2022/2021
Piemonte 2.708 2.770 2.510 -9%
Valle d’Aosta 15 15 16 10%
Lombardia 1.386 1.318 1.050 -20%
Trentino Alto Adige 1.356 1.237 1.360 10%
Veneto 11.502 11.750 11.456 -3%
Friuli Venezia Giulia 1.868 2.019 2.019
Liguria 41 41 39 -5%
Emilia-Romagna 7.627 7.117 7.380 4%
Toscana 2.169 2.050 2.290 12%
Umbria 374 346 380 10%
Marche 836 853 895 5%
Lazio 788 854 895 5%
Abruzzo 3.260 3.348 3.348
Molise 223 243 243
Campania 680 673 700 4%
Puglia 9.193 10.368 10.630 3%
Basilicata 81 87 95 10%
Calabria 110 117 117
Sicilia 4.192 4.577 4.331 -5%
Sardegna 415 449 515 15%
Italia         48.825 50.232 50.270 0%

Fonte: Agea per il 2021 e *stima Assoenologi, Ismea e UIV per il 2022

Mi piace molto la citazione del Dottor Ruggero Mazzilli, agronomo specialista in viticoltura ed enologia:

“Se cambia il clima, deve cambiare anche il modo di fare viticoltura, cambiare significa valutare nuovi approcci senza però perdere di vista i presupposti iniziali, fare qualità/territorialità nel rispetto dei costi e dell’impatto. Questo approccio è in grado di fornire un aiuto concreto sia nell’immediato che nel futuro.” I vignaioli e gli enologi dovranno usare tecniche colturali tradizionali ma anche innovative al fine di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, ponendo particolare attenzione alla sostenibilità ambientale.