In una situazione che sembra un gioco di prestigio senza fine, i tecno-burocrati europei hanno nuovamente gettato nel caos il settore vinicolo, costringendo centinaia di aziende a scartare milioni di etichette già stampate. La causa di questa nuova ondata di disordine? La mancanza della scritta “ingredienti” sotto il codice QR, che dovrebbe rimandare all’etichetta elettronica contenente la lista degli ingredienti utilizzati nella produzione del vino e i relativi valori nutrizionali.

Il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, ha sollevato il velo sulla frustrazione che permea il settore, accusando la burocrazia europea di aver nuovamente cambiato le regole senza alcun preavviso. Questo repentino cambiamento, giunto a solo una settimana dall’entrata in vigore dei nuovi obblighi di etichettatura dei vini, ha costretto le aziende vitivinicole europee a una corsa contro il tempo per adeguarsi alle nuove direttive.

“A seguito delle disposizioni del regolamento Ue 2021/2117”, spiega il presidente Busi, “le imprese vitivinicole europee hanno dovuto aggiornare le etichette in risposta ai nuovi dettami obbligatori sull’elenco degli ingredienti e sulla dichiarazione nutrizionale. Queste informazioni possono essere rese disponibili online attraverso un codice QR adesivo sulle etichette delle bottiglie, secondo le norme Ue.”

Tuttavia, a pochi giorni dall’entrata in vigore di tali obblighi, la Commissione Europea ha pubblicato sulle pagine della Gazzetta Ufficiale dell’Ue nuove linee guida, modificando ancora una volta le regole del gioco. La richiesta di utilizzare un’intestazione specifica, simile a quella già in uso per le etichette cartacee di altri alimenti e contenente la parola “ingredienti”, ha fatto saltare gli accordi precedentemente stabiliti, causando non solo confusione ma anche danni economici significativi.

Il presidente Busi denuncia la mancanza di comunicazione preventiva: “Siamo stati informati di queste nuove disposizioni dopo aver già stampato e confezionato milioni di etichette. Non improvvisiamo, rispettiamo le regole ma pretendiamo rispetto per il nostro lavoro. Le tipografie non possono stampare etichette in tempi così brevi, e non potevamo certo aspettare l’8 dicembre prima di stampare le etichette.”

L’asprezza delle parole del presidente sottolinea la frustrazione diffusa nel settore, sottolineando come la burocrazia europea, invece di facilitare la conformità e la coerenza normativa, abbia generato ulteriori complicazioni e danni economici per un settore che cerca disperatamente di adempiere alle regole imposte da Bruxelles.