67 campioni in degustazione da 64 aziende aderenti al Consorzio dei Vini della Valpolicella, per la presentazione in anteprima del millesimo 2018 organizzata presso il Palazzo della Gran Guardia, nel cuore della città scaligera. L’evento di punta della denominazione dedicato a stampa e appassionati, ha riscosso il consueto successo, confermando un elevato numero di presenze sia di ospiti italiani che stranieri.

La stagione 2018 racconta di un inverno piuttosto mite e poco piovoso. A partire da febbraio si sono registrate precipitazioni anche di molto superiori alla norma che hanno contribuito a riequilibrare le riserve idriche dei terreni, dopo la siccità del 2017. Nei mesi successivi si sono alternati differenti valori termici, tra nevicate (marzo),temperature più alte della norma (aprile-giugno) e periodi piovosi durante l’estate (luglio-agosto). Nei mesi di settembre e ottobre la buona escursione termica tra giorno e notte ha favorito la maturazione delle uve rosse e l’incremento della complessità aromatica, consentendo la raccolta di frutti al corretto grado di maturazione.

Tutto questo si è ritrovato nella maggior parte dei campioni degustati alla cieca. Seguono alcuni esempi di assaggi che meglio hanno rappresentato l’annata 2018 e la loro intenzione, sempre più marcata, di andare verso prodotti dalla maggiore approcciabilità, anche in gioventù, e da portare in tavola più spesso, piuttosto che da apprezzare dopo cena sul divano, magari davanti a un caminetto scoppiettante, con un pezzo di cioccolato fondente.

Importante è ricordare la varietà dei terreni che accompagna il territorio della Valpolicella: secondo la carta dei suoli del Veneto fornita da ARPAV è possibile trovare  differenti macro-tipi di suoli, riferibili a diversi caratteri morfologici, litologici e bioclimatici nella sua suddivisione in tre macro aree geografiche, da ovest verso est:

  • Valpolicella Classica –  la zona più antica, dove è nata la denominazione e dove si trovano alcune delle cantine più storiche che va da Sant’Ambrogio a Negrar. I suoli sono di differenti tipologie, calcarei e alluvionali, rocce calcaree o suoli costituiti da vulcaniti basaltiche.
  • Valpolicella Valpantena – a metà tra la Valpolicella “classica” e quella più orientale, conosciuta sin dall’antichità per la sua fertilità, qui i terreni presentano una tessitura moderatamente fine, originati da rocce sedimentarie e calcaree.
  • Valpolicella DOC – l’area più orientale della denominazione, è caratterizzata principalmente da depositi misti fini e ghiaiosi, derivanti da rocce di origine sedimentaria, estremamente calcaree.

(fonte Consorzio vini Valpolicella)

Ecco alcuni degli assaggi che più mi hanno colpito nella degustazione alla cieca di Amarone Opera Prima 2018:

Albino Armani Viticoltori dal 1607- Amarone della Valpolicella DOCG Classico – non ancora in commercio

Rubino pieno, molto intenso. Media intensità aromatica su spezie e frutti disidratati, slancio gustativo che prosegue su questa linea, arricchito da tocchi floreali di viola.  Sapido, dalla trama tannica vibrante e vigorosa in una sensazione di calore alcolico mediamente equilibrato. Un’ottima prospettiva nel calice.

Casa Vinicola Bennati Amarone della Valpolicella DOCG

Rubino con riflessi granati. Bell’apertura su frutti rossi freschi e croccanti, uniti a tocchi speziati di zenzero, cannella e accenni balsamici. Apre il sorso con succo e slancio verticale, seguito da una trama tannica ordinata. Il frutto torna sul finale di sorso in una freschezza di lunga durata.

Bertani Amarone della Valpolicella DOCG Valpantena

Rubino scarico, trasparentissimo. Note di rosa e begonia fresche, arricchito da un frutto goloso (ciliegia, amarena). Ottima pulizia di bocca con pennellate balsamiche e sapide, buona l’acidità a sostegno della beva. Un classico campione della direzione “moderna” che sta prendendo l’Amarone della Valpolicella, con sempre meno estrazioni e più leggerezza di beva. Completano il quadro un finale agrumato molto piacevole.

Boscaini Carlo Amarone della Valpolicella DOCG Classico San Giorgio – campione da botte

Rosso rubino intenso, profondo. Stilisticamente racconta di materia e freschezza, arancia rossa e legno di cedro, frutto nero maturo e goloso. Una buona beva, ricca e piena con una pulizia di bocca finale che invita al prossimo sorso. Buono l’equilibrio generale, considerata la gioventù del campione.

Ca’ Botta Amarone della Valpolicella DOCG Classico Cajo – campione da botte

Rubino con impronta granata. Apre su note fresche di macchia mediterranea , poi si fanno spazio spunti più dolci, come la caramella alla fragola, la ciliegia rossa succosa. In bocca è intrigante, saporito di bacche essiccate, frutti disidratati e liquerizia dolce. Tannino tagliente ma preciso. Chiude sapido in una media lunghezza. Un altro ottimo campione da botte che lascia intuire il proprio potenziale.

Ca’ dei Frati Amarone della Valpolicella DOCG Pietro del Cero – campione da botte

Rubino trasparente. Si presenta su accenni rotondi di burro di cacao e borotalco, cipria, note morbide. Sorso largo, emerge il frutto essiccato come prugna nera e fico. Asciuttissimo, l’alcool in equilibrio cede una sensazione di calore misurata con una buona freschezza al palato. Peccato la chiusura un po’ affrettata.

Ca’ Sette Venti Amarone della Valpolicella DOCG 1944 M.C. Linea Appassionante

Colore intenso, carico e pieno. Una bella freschezza di frutto rosso croccante, unito a note essiccate e tostate, apre il ventaglio olfattivo. Il sorso è vivace, dalla buona bevibilità su note agrumate, saline e un finale accennato di oliva verde. Equilibrato e gustoso.

Ca’ la Bionda Amarone della Valpolicella DOCG Classico Ravazzò

Rubino luminoso, al naso emergono frutti rossi freschissimi, ribes, lampone, fragola e accenni floreali delicati. Lo slancio di bocca è freschissimo, trama tannica di grande pregio. Chiusura lunga, piacevolmente sapida e agrumata.

Az. Agricola Camerani Marinella Amarone della Valpolicella DOCG Adalia – Ruvaln – vino biologico

Rubino con riflessi granati. Buona la freschezza olfattiva su frutti rossi e fiori lievi, nota di caramella alla fragola e tocco fumè. In bocca è caldo e si manifesta su tostature dolci,  sorretto da una dinamica acidità che torna sul frutto. Trama tannica protagonista che saprà integrarsi regalando maggiore stabilità al sorso, ad oggi già piuttosto piacevole. Ottima prospettiva.

Cantina Valpantena Amarone della Valpolicella DOCG Torre del Falasco

Rubino cupo, impenetrabile quasi, che far intuire immediatamente la struttura del vino. Intenso, spostato sui terziari con note di cioccolato e di caffè al primo impatto, poi lascia spazio a frutti a polpa rossa e nera, maturi. Caldo al sorso, si scontra con la fila di tannini che richiedono tempo in bottiglia per ambientarsi, ma avrà modo di raccontarsi al meglio. Buono il finale su erbe aromatiche che aiutano la beva.

Gerardo Cesari Amarone della Valpolicella DOCG Classico

Rubino intenso. Elegante e preciso l’impatto olfattivo. Gustoso e saporito in bocca, dove  affinamento e tannini si mostrano già in buono stato di integrazione, donando ricchezza al vino, senza appesantire il sorso, freschissimo, che invita la beva a non finire. Un altro esempio dello stile che la denominazione sta abbracciando da qualche anno.

Costa Arènte Amarone della Valpolicella DOCG Valpantena – vino non ancora in commercio

Rubino compatto. Apre su floreale scuro, tra fresco e il lieve appassimento. In bocca è fresco, su accenni di frutti rossi essiccati, fiori in pout puorri e una scia sapida che abbellisce il finale. Buona la trama tannica tesa e la beva succosa. Tra qualche anno sarà un vino da ricordare.

Fattori Amarone della Valpolicella DOCG Col de la Bastia

Rubino con riflessi porpora, mostra la sua giovinezza aprendosi su intense pennellate di arancia e ribes rosso croccante. In bocca racconta di erbe aromatiche freschissime, slanciano il sorso sapido e di ottima pulizia, legno quasi impercettibile, segno di sapiente lavorazione in cantina che vuole regalare spessore al vino, senza sovrastare la materia prima, qui trattata con i guanti. Cremoso e verticale, ottima bevibilità già in questa fase.

Accordini Iginio Amarone della Valpolicella DOCG Classico Le Bessole

Rubino con riflessi violacei.  Ciliegia rossa matura, ribes e lampone, appare fresco con accenni di erbe aromatiche e note saline. Bocca carnosa e succosa, intrigante e piccante quasi. Bella beva, acidità netta e chiusura succulenta, perfetto per chi cerca un vino piuttosto disimpegnato  e goloso, rispetto alla classicità della tipologia.

Massimago Amarone della Valpolicella DOCG – campione da botte

Rubino di media intensità. Caramella alla fragola, piccoli frutti rossi e accenni di erbette aromatiche, pulito e sottile. In bocca spinge più sulle rotondità rispetto al naso: frutto nero in confettura, spezia dolce, sorso maturo e vellutato. La trama tannica è integrata con la freschezza dinamica sorregge il sorso. Chiude lungo su scia tostata. Più vicino all’Amarone classico spostato su materia e struttura.

Mizzon Amarone della Valpolicella DOCG – campione da botte

Rubino con lievi note aranciate, al naso è vibrante di scorza arancia rossa e fiori freschi. In bocca torna la freschezza agrumata, parla di frutti rossi di bosco con accenni balsamici, mentolati e freschi. Piacevole la beva, tannino gentile e alcol misurato. Da tenere d’occhio.

Selun di Marconi Luigi Amarone della Valpolicella DOCG Classico Fiori del Pastello

Rubino acceso, luminoso. Carnoso e succulento fin dalla prima olfazione: un mix di frutti polposi maturi e croccanti, finissime note floreali fresche e speziatura gentile ad arricchire il bouquet. Buona la beva e la perfetta pulizia del sorso, apprezzabile l’equilibrio tra struttura tannica, alcolica e succosità di frutto, che accompagna il lungo finale preciso e avvolgente. Può solo migliorare ancora, regalando grandi soddisfazioni.

Quanto si beve ancora Amarone della Valpolicella, in Italia e nel mondo? L’Amarone d ha subìto, nel 2022, una flessione di vendite all’estero. Complessivamente, secondo l’indagine realizzata per il Consorzio tutela vini Valpolicella da Nomisma Wine Monitor il re della Valpolicella fissa la propria ultima performance con una contrazione in volume del 7,2%, a fronte di un valore in crescita del 4%, a circa 360 milioni di euro franco cantina. Meglio il mercato italiano – che incide circa il 40% sulle vendite totali – rispetto all’export: in positivo sia i volumi (+1,5%) che i valori (7,4%) per la piazza italiana; -13%, invece, il quantitativo esportato e una crescita valoriale dell’1,8%.

“La crescita dell’Amarone sul mercato nazionale è legata soprattutto al recupero dei consumi fuori-casa e in particolare presso la ristorazione che ha potuto beneficiare del ritorno dei turisti stranieri, aumentati nei primi dieci mesi del 2022 di oltre il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, sottolinea Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma. È  del 29% la quota di italiani – in prevalenza maschi, millennial, dirigenti/imprenditori – che ha bevuto Amarone fuori casa con una spesa media dichiarata di circa 40 euro, un prezzo che per 7 su 10 è ritenuto corretto. Un rapporto, quello tra clienti e Amarone, considerato “privilegiato” nel 51% dei casi e da consumarsi in particolare nelle occasioni speciali o formali (28%).

Forse la tendenza degli ultimi anni a produrre vini con minori estrazioni e struttura, lasciando il passo a maggiore prontezza di beva, freschezza e ad una più ampia gamma di abbinamenti a tavola, sarà utile per avvicinare sempre di più anche i giovani consumatori di vino a questa tipologia. Finora percepito come un “vinone” inarrivabile, sia per comprensione di gusto che per capacità economica dai neo appassionati di vino, l’Amarone della Valpolicella si è oggi invece incamminato su una nuova strada che può condurlo verso una platea più ampia e variegata.

Altro tema molto importante per il Consorzio vini Valpolicella in questo momento, è il completamento del dossier per la presentazione della candidatura della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella. L’annuncio è stato dato sabato 4 febbraio in apertura di Amarone Opera Prima. Fulcro del dossier i quattro capisaldi identitari che secondo il Comitato scientifico, composto da enologi, giuristi e antropologi, asseverano l’istanza della Valpolicella.

Tra i punti di forza, individuati anche l’estensione territoriale dell’appassimento praticato da “8mila persone” nei 19 comuni della denominazione. Per Pier Luigi Petrillo, coordinatore del Comitato scientifico, professore e direttore della cattedra Unesco sui Patrimoni culturali immateriali dell’Università Unitelma Sapienza di Roma: “Il dossier evidenzia che si tratta di una tecnica che rispecchia la storia sociale, politica, economica di questo territorio e ne manifesta la sua evoluzione. Il profondo radicamento culturale e identitario definisce la stessa architettura rurale della Valpolicella: un saper fare che da oltre 1500 anni identifica questa comunità”.

“Il traguardo di oggi è il risultato di un grande lavoro di squadra – ha commentato il presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini – che ha messo a fattor comune la valorizzazione della Valpolicella e la sua vocazione all’eccellenza. Una unità di intenti e di visione che ha riscontrato l’appoggio anche delle istituzioni, a partire dalla Regione Veneto e dal suo presidente, Luca Zaia. Ora confidiamo che i ministeri deputati a decidere la presentazione della candidatura sappiano riconoscere il valore antropologico e socioeconomico di questa tecnica”.