Il settore agroalimentare italiano è in fibrillazione dopo l’annuncio di Donald Trump sull’introduzione di dazi del 30% sui prodotti europei, a partire dal 1° agosto. Una misura che rischia di compromettere l’export verso il mercato statunitense, in particolare per i settori chiave come vino, formaggi e salumi.
Secondo Coldiretti, si tratterebbe di “un colpo durissimo” per l’intera filiera italiana. I vertici dell’associazione, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, avvertono: "Imporre dazi al 30% sui prodotti agroalimentari europei, e quindi italiani, significa mettere a rischio un export da oltre 2,3 miliardi di euro. A pagare il prezzo più alto sarebbero non solo le imprese, ma anche i consumatori americani, spinti verso prodotti imitativi dell’Italian style".
Dal comparto vinicolo, arrivano altre forti preoccupazioni. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (UIV), commenta: "Il dazio sarebbe quasi un embargo per l’80% del vino italiano. Il destino del nostro export è appeso ai negoziati Ue-USA. Servono contromisure urgenti da Bruxelles".
Anche Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, mette in guardia: "Le aziende sono spiazzate. Chiediamo che l’UE favorisca la diversificazione dei mercati, puntando su Asia, Africa e Sud America per ridurre la dipendenza dagli USA".
Dal Consorzio Prosecco, il presidente Giancarlo Guidolin evidenzia un potenziale danno enorme: "Esportiamo 130 milioni di bottiglie negli Stati Uniti. Un dazio del 30% bloccherebbe le nostre strategie di crescita".
Più in generale, le industrie alimentari italiane chiedono un intervento unitario. Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, dichiara: "Un dazio così alto supera ogni soglia di sostenibilità. È il momento di rilanciare il dialogo euroatlantico per un commercio a dazi zero".
Anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, è netto: "La mossa di Trump è inaccettabile. Serve una risposta coesa da parte dell’Unione Europea per proteggere l’agroalimentare europeo".
A livello continentale, il Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV), guidato da Marzia Varvaglione, chiede che il vino non venga escluso dai negoziati commerciali: "Serve un approccio zero-for-zero per gli alcolici, come già avviene con altri settori".
Infine, anche in Francia l’allarme è forte. Le principali associazioni di categoria come ANIA, FNIL e CNPA parlano di un "shock commerciale" che metterebbe a rischio l’intero comparto food & beverage europeo.