Un’annata felice per quanto riguarda le condizioni climatiche fa sperare in una buona vendemmia dal punto di vista qualitativo: ma in questo momento, per la crisi determinata dal Covid-19 e dal lockdown, “le aziende sono senza soldi, e andiamo avanti solo con le nostre forze”. E’ questa l’analisi di Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti.

“L’uva c’è, anche se non in abbondanza – spiega – è sana, è bella. Speriamo di poter concludere positivamente un’annata che è stata ottima da un punto di vista climatico: le piante non sono andate in stress, e con le piogge di giugno abbiamo avuto un bel rifornimento delle falde freatiche”.

La quantità non abbondante di uva non è un problema, afferma Busi: “Come Consorzio – osserva – abbiamo approvato una riduzione della produzione del 20% perché visto il momento economico che stiamo attraversando, con un canale Horeca praticamente chiuso che sta ripartendo un po’ a singhiozzo, è chiaro che abbiamo una diminuzione delle vendite, e dunque abbiamo cercato di prevenire gli esuberi di magazzino che porterebbero a una riduzione del prezzo sul mercato. Il prezzo del Chianti è fra i 110 e i 130 euro per ettolitro, e l’obiettivo è di mantenerlo sul mercato”.

La riduzione del 20% della produzione, adottata anche per poter avere una qualità superiore del prodotto, va oltre il -15% indicato dal Ministero per la cosiddetta ‘vendemmia verde’, e su cui è stato trovato l’accordo in Conferenza Stato-Regioni: “Però la nostra riduzione è sul potenziale – precisa il presidente del Consorzio Vino Chianti – mentre la proposta del Ministero è diversa”. Per accedere al rimborso, infatti, le aziende devono ridurre le rese produttive di almeno il 15% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. “Se ci sono aziende agricole che hanno una produzione più bassa del potenziale – dice Busi – per accedere ai benefici della ‘vendemmia verde’ dovranno ridurla di un ulteriore 15% rispetto al loro trend normale. Bisognerà vedere se alle aziende conviene o no: aspettiamo di vedere il decreto firmato