L’occasione è speciale, Cru Vs Riserva, ‘una serata con il Nobile‘ seminario e degustazione con Massimo Castellani, presidente AIS Firenze e Antonio Zaccheo, patron di Carpineto, Grandi Vini di Toscana.

Massimo Castellani e Antonio Zaccheo

Due verticali, vino Nobile di Montepulciano riserva e rosso toscano IGT Poggio Sant’Enrico che poi negli anni è mutato in Nobile di Montepulciano docg: 1989-2015, 8 grandi vendemmie che raccontano un produttore.

“L’idea fondamentale che ha legato Giovanni Carlo Sacchet (scomparso nel 2017) e Antonio Zaccheo è l’amore per il Sangiovese, interpretato nelle denominazioni più importanti della Toscana” – racconta Castellani

“Io ho conosciuto la Toscana degli anni 50 in abbandono” – esordisce Zaccheo – “dove le campagne erano disertate, e quei pochi coraggiosi lavoravano i campi con gli animali. Una economia primordiale, io non sono toscano, mi sono innamorato di questa regione e per un capriccio giovanile pensai che si poteva fare un po’ meglio.”

Antonio, possiamo definirlo un innovatore, ed in questa serata dedicata ai suoi vini, racconta alle molte persone intervenute alla degustazione, la storia che lo ha legato indissolubilmente alla Toscana.

Antonio Zaccheo, Carpineto Grandi Vini

“L’unico vino che si faceva in quegli anni era il Chianti Classico” – prosegue – “a quell’epoca tutta la Toscana era in vendita, non c’era attenzione nel far vino, tutto è cambiato negli anni seguenti. Acquistai all’asta un terreno, e mi posi subito un impegno: produrre vini di qualità. Sono nato in cantina ma non sono enologo, cercai qualcuno che mi potesse aiutare. Incontrai Giovanni, e da quel momento il nostro cammino è stato solo in ascesa.”

Antonio prosegue nel raccontare la trasformazione della sua azienda, e delle sue nuove acquisizioni nelle denominazioni più importanti di Toscana, e ci tiene a sottolineare una cosa importante: “Non abbiamo consulenti esterni, il vino lo facciamo solo noi

Oggi Carpineto possiede 5 tenute delle più storiche denominazioni toscane: Nobile di Montepulciano, Chianti Classico e Brunello di Montalcino, produce oltre 3 milioni di bottiglie, per il 90% di vini rossi ed in gran parte riserve.

 Una storia che racconta l’assoluta fedeltà alla Toscana, ed al suo vitigno principe il Sangiovese, “ci autoproclamiamo specialisti di questo vitigno.” – precisa Zaccheo – “I vini buoni si fanno nel vigneto, un buon enologo non danneggia l’uva”.

In questi anni l’azienda ha fatto una scelta, quella di produrre quasi interamente riserve, il lungo affinamento nel legno ed in bottiglia, consente ad i vini di Carpineto di non avere stabilizzanti esterni.

 “Con il nostro Nobile di Montepulciano siamo entrati nei top 100 nella speciale classifica di Wine Spectator” – prosegue Zaccheo – “per noi è motivo di grande orgoglio, un riconoscimento importante al nostro lavoro.”

In sala si respira una palpabile emozione quando inizia la degustazione, poter degustare vini di 30 anni è una esperienza unica e affascinante per tutti coloro che amano il vino o come me, scrivono.

Nobile di Montepulciano Riserva 1989

Intenso e colorato, con toni aranciati, nonostante l’età ha mantenuto ancora vivi sentori si frutta,  con base balsamico e terrosa. Assente di tannino in bocca mantiene ancora una buona acidità, 30 anni e non sentirli

Nobile di Montepulciano Riserva 1997

Vendemmia straordinaria, un anno che ha portato attenzione del mercato in Italia. Calore, acqua giusta, un sangiovese impenetrabile, potenza e frutto integro in un vino di 22 anni, note botaniche, un vino raffinato e di grana setosa. In bocca il fievole tannino sostiene l’acidità, con un tratto minerale importante, con finale aromatico di ciliegia e arancia.

Nobile di Montepulciano Riserva 2010

Una vendemmia che per chi ha aspettato, ha regalato un finale di Settembre che ha perfezionato le uve e di conseguenza la vendemmia. Dolce e setoso al naso, trama fine, un’altra girata al bicchiere ed arriva il un pot pourri di floreale, una altalena di note crude e dolci. In bocca un vino più affilato rispetto al 1997, la forza va in sacrificio rispetto all’eleganza.

Nobile di Montepulciano Riserva 2015

La vendemmia delle vendemmie, rubino con riflessi porpora, frutto scuro e immediato, un vino teso con una bella speziatura, la giusta coniugazione tra eleganza e potenza. Saporito e gustoso in bocca, con finale balsamico e mentolato.

La ricerca nel vigneto Sant’Erico ha inizio già nel 1998 quando Antonio Zaccheo capisce, a seguito di una attenta analisi chimica dell’uva, che in quella particolare particella nascono uve con caratteristiche uniche. “Singoli vigneti con caratteristiche eccezionali” – prosegue Zaccheo –“che esaltano le peculiarità di ogni microzona. Creati per un lunghissimo invecchiamento, vengono imbottigliati senza subire alcun trattamento e rilasciati dalla cantina dopo almeno 5 anni di affinamento in bottiglia. “

Poggio Sant’Enrico 1998

Estate torrida, asciutta e siccitosa, poi è arrivata la pioggia che ha rimesso in pari le uve. Il frutto si sviluppa tutto nelle note di frutta caramellate, frutta secca: un vino ricco. Se l’olfatto ci mostrava un livello di evoluzione del profumo, in bocca è pieno, con un tannino sopra le righe, personalità e volume.

Poggio Sant’Enrico 2001

Grande vendemmia, da segnare con lettere auree, primavera tardiva, con una gelata di Aprile. Siamo arrivate all’estate calda con le giuste piogge, una vendemmia poco produttiva con una selezione naturale delle uve, grazie ad un carico minore in pianta le uve sono state ben nutrite. Frutto scuro e nota parallela di erbe aromatiche

Poggio Sant’Enrico 2006

Altra grande vendemmia, che in AIS stanno rivalorizzando nell’ottica della progressione del primo decennio degli anni 2000. Il Sangiovese é robusto, può sopportare anche gli sbalzi termici come nell’annata 2006, un vitigno costante.  “Nel Sangiovese il tempo della vigna è molto importante, la sua storia” – racconta Castellani – “permette di avere regolarità, la vigna vecchia produce tannini meno vegetali con maturazione più regolari: età significa qualità.”

Un vino che dosa se stesso nell’evoluzione, lentissima. Il primo impatto in questo vino di 12 anni é infatti un fruttato fresco, succo di mora. Lungo ed elegante in bocca, tannini vigorosi, con una chiusura balsamico importante

Poggio Sant’Enrico 2010

“Una anteprima per noi” – racconta Zaccheo – “uscito adesso, giusto ed elegante.” Viola mammola, ed il legno resta discreto. Fermo e ricco di frutto, un vino fatto in vigna, minerale, elegante e saporito, la sua chiave di volta l’acidità. “Possiamo definirlo un vino gastronomico” – conclude Castellani

Davvero una bella serata, con un servizio impeccabile quello dei Sommelier AIS della delegazione di Firenze che in questa particolare occasione hanno saputo mettere in luce tutte la professionalità che contraddistinguono questa associazione.

Per un fiorentino come me, è bello sapere che se la Toscana è oggi è una delle regioni più apprezzate al mondo per la produzione di vino è anche grazie a persone speciali come Antonio Zaccheo e Giovanni Carlo Sacchet.