Polenta bianca con lumachine al finocchietto

9 secoli raccontano la storia di Villa Montepaldi, gioiello mediceo immerso in 300 ettari, sulle colline di San Casciano in Val di Pesa, oggi di proprietà dell’Università degli Studi di Firenze. Il suo corpo aziendale racchiude la cantina, il frantoio e alcuni annessi agricoli, in fattoria si produce vino, olio extravergine di oliva ma anche una importante selezione di grani antichi.

In un piovoso Lunedì di Luglio, ho l’occasione di visitare la fattoria, insieme ad un nutrito gruppo di colleghi, il programma prevede la visita in cantina, illustrazione delle fasi produttive e degustazione di una selezione di annate.

“Nei dintorni di questa villa troviamo ancora testimonianze etrusche” – esordisce così Fabrizio Balò, agronomo ed addetto alla produzione di Villa Montepaldi  – “la storia ci racconta che la proprietà fu in passato di nobili famiglie toscane, fino ad arrivare nel 1497 alla famiglia Medici, che la trasformò in una fattoria modello, composta da 54 poderi.” Negli spazi della villa, l’Università di Firenze, è impegnata nel supporto alle attività didattiche e di ricerca della propria Scuola Agraria, attraverso lo svolgimento di attività pratico-applicative per gli studenti. Ma anche di attività di ricerca e sperimentazione da parte di docenti e ricercatori universitari.

Oltre ai classici cloni autoctoni toscani, Montepaldi è anche una delle poche aziende Toscane dove si alleva anche il Sauvignon Blanc, vinificato in purezza. “La nostra filosofia produttiva del vino è semplice: vendemmia selettiva con basse rese” – racconta Nicola Menditto – Direttore di Villa Montepaldi – “per noi è basilare l’interazione tra la ricerca, scientifica e tecnologica, e la conoscenza profonda del territorio, che consente di valorizzare l’eccellenza del patrimonio regionale. Produciamo sei etichette tra cui un Vin Santo Chianti Classico DOC e Vin Santo del Chianti Classico Occhio di Pernice DOC.

“I nostri vini sono legati alla tradizione” – racconta Emiliano Falsini, consulente enologo – “i vigneti si estendono nella parte settentrionale di produzione del Chianti Classico, a pochi chilometri da Firenze. I nostri vini provengono sia da uve autoctone, che raccontano il passato di questa terra, ma anche da vitigni internazionali, che evidenziano la vocazione dell’azienda all’ascolto delle esigenze internazionali.”

Villa Montepaldi è anche un centro di ricerca avanzato che include un laboratorio di micro vinificazione dove da anni vengono svolte prove sugli enzimi, sui tannini, sui batteri e sui lieviti. I servizi di ricerca e sperimentazione, oltre che impiegati dall’azienda direttamente nei propri processi produttivi, sono offerti ad altri enti ed imprese.

“Il mio punto di arrivo è il modello creato a San Michele all’Adige dalla Fondazione Edmund Manch” – racconta Simone Toccafondi, Amministratore unico di Villa Montepaldi – “far diventare questa struttura, un vero e proprio centro di eccellenza nella ricerca e innovazione dell’agroalimentare in Toscana. Attualmente siamo impegnati nella ricerca e nello sviluppo di lieviti autoctoni, al fine di attivare quel trasferimento tecnologico che oggi reimpieghiamo in azienda.”

Scelta in controtendenza, quella di non convertire l’azienda la biologico – “Un percorso voluto, al fine di mantenere gli standard qualitativi dei nostri vini” – puntualizza Menditto
Al termine della visita, la degustazione di alcune annate selezionate: Ateneo Toscana IGT, Chianti Classico Tagliafune, Chianti Classico Tagliafune Riserva, Decano Vin Santo del Chianti Classico DOC e San Pietro Vin Santo del Chianti Classico Occhio di Pernice DOC.

Ateneo Toscana Igt 2018 è sicuramente una piacevole sorpresa, un Sauvignon Blanc in purezza che nasce nel Chianti Classico e vinificato in tini di acciaio a bassa temperatura. Di colore giallo paglierino, un floreale stupefacente, pesca a pasta bianca. In bocca un bel minerale ed una buona spalla acida.

Altro spunto di rilievo la Gran Selezione 2012, 90% Sangiovese, 5% Colorino, 5% Cabernet Franc vinificati separatamente per 30 mesi in botti di rovere. Un vino di grande personalità, al naso il frutto ancora vivo ed in bocca una piacevole setosità. Sul finale trovo il piacevole graffio dei tannini, la bocca è asciutta e pulita. Una grande vino.

La degustazione si chiude con il Decano Vin Santo del Chianti Classico DOC, che ho apprezzato per la sua non eccessiva dolcezza, e San Pietro Vin Santo del Chianti Classico Occhio di Pernice DOC, anche lui di grande carattere.