IViti è una boutique Winery nel comune di Cortona (AR). Al timone dell’azienda oggi ci sono Luca Viti e la moglie Elisa, che in questo comprensorio coltivano 4 ettari di vigna in biologico, oltre a un buon numero di olivi.

Le varietà che affondano le radici nei loro terreni sono, per i bianchi, le autoctone Grechetto, Trebbiano e Malvasia, e per i rossi, le internazionali Syrah, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, che danno origine a vini di elevata qualità. La cantina si sviluppa su tre livelli, è stata costruita nel 2013 e la prima etichetta è uscita nel 2014. Luca ed Elisa sono una coppia molto affiatata che condividono la stessa passione sia in vigna che in cantina. In occasione della visita abbiamo colto l’occasione per porre alcune domande di attualità.

Come stanno cambiando le pratiche vitivinicole a causa del riscaldamento globale e delle nuove condizioni climatiche?

“Le pratiche vitivinicole stanno diventando sempre più fondamentali per adattare i vigneti al cambiamento climatico. Si presta attenzione alle lavorazioni del suolo, come e quando eseguirle, per preservare l’ecosistema del terreno e favorire l’assorbimento delle acque piovane da parte delle viti. La gestione della chioma è un aspetto cruciale: decidere quando e se sfogliare è essenziale per evitare scottature estive e garantire la migliore maturazione delle uve. Anche l’uso di nutrienti organici e stimolatori, che supportano lo sviluppo del microbiota del terreno e aumentano la resilienza della pianta, è oggi un valido strumento per affrontare lo stress climatico

Quanto ritiene importanti le tecnologie “green” (energie rinnovabili, agricoltura rigenerativa, riduzione della plastica) nel futuro del vino italiano?

“Sostenibilità e innovazione sono e saranno due pilastri fondamentali nel futuro del vino italiano. La sostenibilità ci permette di prenderci cura del territorio, mettendo in pratica azioni per migliorarlo e preservarlo. Crediamo nella biodiversità: nella nostra piccola azienda coesistono specie perenni come vite e olivo e specie annuali come i seminativi. Il nostro appezzamento di paulownia ci aiuta a bilanciare le emissioni di CO₂ con l’ossigeno prodotto da questa pianta.
I sottoprodotti della lavorazione delle uve — vinacce, raspi e vinaccioli — vengono reinseriti nel ciclo aziendale come concime organico. Abbiamo inoltre un impianto fotovoltaico con batterie che accumulano energia solare per compensare i consumi elettrici della cantina. La plastica monouso è limitata alle confezioni enologiche o al cellophane per le spedizioni, ma la sua riduzione rimane sempre prioritaria.”

Secondo lei, i giovani vedono ancora l’agricoltura e la viticoltura come un’opportunità di futuro? Cosa servirebbe per renderla più attrattiva?

“Secondo me oggi i giovani non scelgono l’agricoltura o la viticoltura come opportunità di futuro, a meno che non siano cresciuti in questo contesto.
Servono meno burocrazia, procedure più snelle e tempi più rapidi per le risposte da bandi o PSR, oltre a connessioni più semplici con attività collegate alle aziende agricole, come contoterzismo o agriturismo.
Ma soprattutto manca la sostenibilità economica e l’affiancamento gestionale, esperienza che ho vissuto in prima persona.
Un giovane che investe tempo e lavoro nell’agricoltura deve affrontare tasse e contributi prima che l’attività sia remunerativa, e spesso l’aspetto gestionale resta trascurato, pur essendo fondamentale per il successo. A mio avviso dovrebbero esserci corsi obbligatori per chi diventa imprenditore agricolo, perché gestire un’azienda significa anche saperla guidare attraverso i numeri.”

In un mondo sempre più globalizzato, come si può mantenere l’autenticità e la cultura del territorio senza rinunciare alla competitività sui mercati esteri?

“Impegnandosi a dare valore a ciò che facciamo.
C’è spazio per tutti, dobbiamo lavorare sodo e creare connessioni in Italia e all’estero con operatori del settore che abbiano gli stessi nostri valori e ideali, affinché li possano a loro volta trasmettere al cliente finale.
Siamo molto legati al nostro territorio e, attraverso i nostri prodotti, trasmettiamo ciò che questo areale può dare e mettiamo in essi anche le nostre idee e la nostra personalità.”

Quali sono le principali sfide che la vostra azienda ha affrontato negli ultimi anni e come le avete superate?

“Veniamo da una formazione tecnica, agronomica ed enologica, la principale sfida è stata quella di farsi conoscere in un settore e in un territorio che sta diventando importante nella produzione viticola. Trovare un mercato di nicchia che sia alla ricerca di piccole realtà come la nostra.
Le abbiamo superate continuando a lavorare sodo, a produrre vini con l’obiettivo di mantenere alta la loro qualità e andando alla ricerca di operatori del settore e clienti finali che condividessero le nostre stesse idee.”

Quali innovazioni o cambiamenti avete introdotto recentemente nella vostra produzione o nella gestione della cantina?

“Pur essendo una piccola azienda, abbiamo una gamma di prodotti molto diversi tra loro e molto versatili.
A seconda dell’obiettivo enologico che volevamo ottenere, nella gestione della vinificazione stiamo utilizzando diverse tipologie di contenitori: acciaio, barrique per la fermentazione integrale e, da quest’anno, anche una piccola sperimentazione in anfora.”

In che modo la vostra azienda comunica i valori del territorio e della tradizione ai consumatori?

“Lo facciamo in modo semplice ed autentico.
Crediamo molto nel valore dell’accoglienza: le porte della nostra azienda sono aperte tutto l’anno e, attraverso visite guidate e degustazioni, diamo la possibilità ai clienti di conoscere tutti gli aspetti della produzione e di rispondere alle loro domande e curiosità sul territorio e sulla produzione di vino.”

Avete progetti futuri di espansione, nuovi vini o collaborazioni particolari di cui siete entusiasti?

“Nei prossimi anni abbiamo il progetto di impiantare ulteriori 1,5 ha di vigneto.
Un nuovo vino c’è già: è un progetto che si è concretizzato con la vendemmia 2024 e che abbiamo portato avanti con la vendemmia 2025. Si tratta di un metodo classico rosato, da uve 100% Cabernet Sauvignon, per il quale però dovremo attendere fino al 2028 per la sua uscita in commercio.”

Adriano Guerri
Lavorando in importanti hotels europei, per approfondire la conoscenza del mondo enoico frequento un corso vini a Londra.Mi appassiono al nettare di Bacco, al ritorno in Italia divento Sommelier Professionista. Un punto di partenza, inizio a partecipare a kermesse enoiche, degustazioni guidate, visite in azienda e areali sia in Italia sia all'estero. Da qualche anno scrivo articoli sul mio blog ed alcune riviste di settore nazionali.