Biondi Santi, l'evoluzione del mito [VIDEO]

Una fitta rede di connessione lega in modo indissolubile Montalcino alla famiglia Biondi Santi, l’azienda storica del Brunello che dal 2016 è di proprietà del gruppo francese EPI di Christopher Descours: "Evolvere non rivoluzionare" è oggi il motto aziendale.

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Visitare Montalcino significa immergersi nella storia del Brunello e nei valori della famiglia Biondi Santi che negli anni ha trasformato in cultura questo vino unico.

Il Tempio del Brunello, all’interno dell’ex convento di Sant’Agostino, ne è oggi una splendida testimonianza, un vero e proprio viaggio emozionale che accompagna il visitatore alla scoperta delle peculiarità del vino di Montalcino, ma anche del territorio che lo vede nascere. Un dialogo continuo tra il visitatore, le atmosfere e le sensazioni che contribuiscono a rendere il Brunello un unicum, così caratterizzato e caratterizzante.

Montalcino e la Val d’Orcia sanno emozionarci con un susseguirsi di borghi antichi, vigneti e colline sinuose, su una delle quali svetta l’abbazia di Sant’Antimo, capolavoro dell’architettura medievale e fondata, secondo la leggenda, all’epoca del Sacro Romano Impero e di Carlo Magno.

 

La Comunità di Sant’Antimo, oggi costituita da tre sacerdoti diocesani e alcuni laici, fu ricostituita anche grazie a Franco Biondi Santi, uomo religioso e di famiglia cattolica, che nel 1985 fece nascere Amici di Sant’Antimo, la fondazione che ha aiutato l’insediamento della comunità religiosa che oggi vive nelle case canoniche dell’Abbazia.

Franco Biondi Santi

In nome della purezza ha sempre cercato di inculcare ad altri produttori il valore della pazienza e il senso assoluto della qualità radicata nel tempo. Conservatore ma al tempo stesso innovatore. Amava il vino, certamente, ma ancor più la vita nei suoi valori profondi. Con sua moglie, con cui ha trascorso ben 64 anni di vita, ha condiviso molto passioni, dalla barca a vela alla montagna, dallo sci alle automobili, non quella del vino. Sua moglie infatti non amava il vino rosso, non l’aveva mai bevuto e così Franco iniziò a produrre un vino rosato a lei dedicato. Nel contempo decise di immergere nel vino i succhiotti dei propri figli, per sconfiggere già in tenera età qualsiasi titubanza verso il vino.

 

1865 Clemente Santi produce uno dei primi vini premiati e riconosciuti con il nome di “Brunello”.
1869 Primo premio ufficiale all’Esposizione Agraria di Montepulciano che certifica la produzione di Clemente Santi di Sangiovese Grosso al 100%. Il vino viene presentato come “vino rosso scelto” (brunello) 1865. È la prima volta che la parola ‘brunello’ appare in un documento ufficiale.
1888 La prima bottiglia con l’etichetta che riporta il nome di ‘Brunello di Montalcino’ è prodotta da Ferruccio Biondi Santi.
1922 Tancredi Biondi Santi, figlio di Ferruccio e famoso enologo, assume la gestione dell’intera proprietà.
1927 Tancredi Biondi Santi sviluppa la tecnica della ricolmatura, che applica ai vini per salvaguardare la loro longevità. Questa tecnica sarà successivamente estesa anche alle bottiglie da collezione.
1932 Ferruccio Biondi Santi è ufficialmente riconosciuto come il creatore del Brunello di Montalcino dal Ministero dell’Agricoltura.
1969 Il presidente della Repubblica italiana Saragat ha richiesto 6 bottiglie di Brunello Biondi-Santi Riserva 1955 da servire durante la cena di gala in onore della Regina Elisabetta II.
1970 Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, diventa il guardiano della tradizione della Tenuta Greppo.
1978 Il Sangiovese Grosso Brunello Biondi Santi 11, il clone BBS11, è iscritto nell’elenco ufficiale dei cloni Sangiovese. È il primo vitigno a portare il nome del suo proprietario.
1988 In occasione del centenario del Brunello, Franco e Jacopo Biondi Santi al Quirinale offrono una bottiglia di Brunello Biondi-Santi Riserva 1888 al Presidente della Repubblica italiano, Francesco Cossiga.

1994 Franco organizza una degustazione verticale in 15 tappe di Brunello Riserva dal 1888 al 1988 invitando i 16 più autorevoli critici enologici internazionali. Di fronte al mondo le Riserve Biondi-Santi riaffermano la loro unicità e la capacità di essere ancora perfette dopo 100 anni e più.
1994 Nicholas Belfrage assegna 100 punti al Brunello Riserva 1891
1999 Brunello di Montalcino Biondi-Santi Riserva 1955 è inserito da Wine Spectator tra i migliori 12 vini del XX secolo.
2008 Brunello di Montalcino Biondi-Santi Riserva 2001 è classificato tra i primi 3 nella lista dei 50 migliori vini italiani stilata da Decanter.
2011 Brunello di Montalcino Biondi-Santi Riserva 1964 riceve il premio Bibenda 2012 dall’Associazione Italiana Sommelier quale miglior vino della storia d’Italia, diventando il simbolo del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
2013 Jacopo Biondi Santi, figlio di Franco, assume la gestione della Tenuta e continua la tradizione e la filosofia della Famiglia.
2016 Il Brunello di Montalcino Riserva 2010 è uno dei due soli vini al mondo a ricevere il punteggio di 100 da Wine Enthusiast.

Giampiero Bertolini, AD Biondi Santi

Oggi l’ambizione della famiglia Descours è quella di riaffermare Biondi-Santi come il vino italiano più ricercato a livello mondiale, per raggiungere questo obiettivo è stato messo a punto un piano di sviluppo importante che persegue nuovi livelli di eccellenza.

“Il nostro motto è quello di fare evoluzione, non rivoluzione. Questo è legato al fatto di poter mantenere il DNA di Biondi Santi, lo spirito che poi si estrinseca nello spirito dei vini”, spiega Giampiero Bertolini, amministratore generale Biondi Santi.

Si tratta di uno studio approfondito che parte dall’analisi della vigna e da un rinnovato approccio alle caratteristiche del terroir. La selezione già rigorosa messa a punto da Franco Biondi Santi – dove l’età della vigna definisce la destinazione enologica delle uve – è stata affiancata da un processo di parcellizzazione, sia in vigna che in cantina, per tenere separate le uve dei vigneti più significativi.

“Stiamo dedicando molte risorse alla ricerca, noi abbiamo un vigneto degli anni Trenta del secolo scorso che è la nostra ‘cassaforte’, è qui che prendiamo i cloni che ci sono stati tramandati” precisa Bertolini.

“Un materiale di grande importanza, da preservare per poi costruire delle piantine per propagare e mantenere questa genetica che è esclusiva della tenuta Biondi Santi”, precisa Federico Radi, direttore tecnico Biondi Santi.

Dai tempi di Tancredi Biondi Santi, ben poco è cambiato oggi nella produzione del vino qui. Oggi come ieri il concetto di maturità delle uve, che porta a definire il momento della vendemmia, nasce dal desiderio di raggiungere quell’equilibrio perfetto che permette di produrre vini eleganti e longevi. La fermentazione avviene in tini di cemento con l’uso di lieviti autoctoni e i vini vengono invecchiati in botti di rovere di Slavonia. L’affinamento in bottiglia è lungo e fondamentale per il pieno raggiungimento dell’espressione Biondi Santi.

La leggenda di Biondi-Santi è meravigliosa ed è fonte d’ispirazione, una pietra miliare nella storia del vino italiano. Tenuta Greppo, sita alla sommità della collina di Montalcino, è il luogo dove tutto ebbe inizio.

La scrivania di Franco Biondi Santi