Alla recente edizione di Radda nel Bicchiere, la storica manifestazione dedicata al Chianti Classico, si è colta con chiarezza una tendenza ormai in atto: l’abbandono progressivo del legno, in particolare della barrique, da parte di molti produttori di riferimento.
Passeggiando tra i banchi d’assaggio, si percepiva una nuova coerenza stilistica, quasi un linguaggio comune che ha preso piede tra le etichette di Radda. Sempre più aziende scelgono di limitare o eliminare il legno piccolo, in favore della botte grande – spesso in rovere di Slavonia, più neutro e rispettoso del vino – oppure di vinificare in acciaio o cemento. L’obiettivo è chiaro: lasciare spazio al sangiovese e al territorio, senza mascherature.
Questa non è una semplice moda enologica, ma una scelta culturale. Un ritorno consapevole a un Chianti Classico più autentico, più trasparente, che non ha bisogno di essere corretto o potenziato, ma solo accompagnato nella sua naturale espressività.
A favorire questa svolta è stata anche un’annata come la 2022, che ha regalato vini freschi, equilibrati e già godibili, con tannini ben levigati e una struttura che non richiede sostegni artificiali. È un’annata che valorizza il frutto, l’eleganza e la bevibilità, e che ben si presta a essere interpretata senza l’intervento del legno nuovo.
Molti produttori hanno scelto di non far toccare legno al vino, oppure di utilizzarlo con estremo rigore, evitando ogni eccesso. Il risultato è una nuova lettura del Chianti Classico, che privilegia la sincerità al virtuosismo enologico.
I profumi che si colgono nei calici sono sottili e distintivi: note minerali, accenni floreali, freschi e misurati, che lasciano spazio all’espressione autentica del sangiovese, senza le ombre di vaniglia o le tostature del legno nuovo.
Al sorso, questi vini rivelano una struttura tesa e vibrante, con una croccantezza e una salinità ben definite, capaci di imprimersi per la loro chiarezza, precisione ed equilibrio.
Non sono vini leggeri nel senso di semplici o poco intensi, ma lo sono nella forma: snelli, sì, ma ricchi di significato, capaci di raccontare il suolo, il clima, l’altitudine e – soprattutto – una visione produttiva chiara e consapevole.
2023
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Poggerino: Sorso saporito, bilanciato, corpo fine ma identitario.
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Il Campaccio: Bouquet floreale e fruttato, con evoluzioni terziarie interessanti.
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Albola: Profilo pungente con note resinose e di nipitella; palato lungo e saporito.
2022
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Castelvecchi: Vino con una certa asprezza, che risente di alcune difficoltà nella maturazione, influenzando leggermente l’equilibrio complessivo.
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Podere Capaccia: Vino armonioso, elegante e fedele allo stile classico del Chianti.
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Castello di Radda: Naso profumato, preciso e ben definito.
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Podere Villanova: Autentico e schietto, semplice ma sincero.
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Brancaia (vigneti Radda e Castellina): Fruttato, pulito e di grande soddisfazione.
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Volpaia: Classico ed equilibrato, spicca per il carattere floreale; palato armonioso.
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Monterinaldi: Vino sincero con frutto distinto, palato saporito e ritorni floreali.
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Valdellecorti: Profumi di fiori e frutti, pulito e autentico; sorso di buona tensione.
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Podere Ferrale: Naso minerale e fruttato; sorso teso con piacevoli note agrumate.
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Salcetino: Pulito, armonico, croccante, con finezza ed eleganza; sorso magro ma di carattere.
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Carleone: Frutti rossi e note balsamiche, elegante e fine; sorso composto, lungo e strutturato con un lieve ritorno di vaniglia.
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Istine: Frutti rossi, grafite e aromi; sorso vivace e sapido.
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Campomaggio: Finezza e grazia con note minerali; sorso saporito e tipico.
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Erta di Radda: Tipico e stiloso, con lamponi, aromi intensi e pietra focaia; sorso brillante, da attendere.
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Pruneto (3 mesi in bottiglia): Frutti scuri e aromi intensi, ancora un po’ scorbutico al palato.
2021
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Selvolini: Note floreali ben presenti, ma il legno si fa sentire troppo, sottraendo corpo al vino.
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Casalvento: Naso delicato, senza eccessi; sorso saporito con una nota citrica fresca.
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Montemaggio: Pulito e fragrante, con fiori e frutti; ritorno di mora rotondo e bilanciato.
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La Selvanella Riserva: Ricco di mirtilli, more e lamponi; palato pieno e molto soddisfacente.
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Carma: Vino impegnativo, con frutti rossi e neri, note mentolate e tabacco.
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Caparsa: Frutto maturo e mineralità, con lamponi e more; palato saporito e fresco.
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Poggio alla Croce: Profumi poco espressivi; sorso semplice e lineare.
2020
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Poci: Equilibrio e dolcezza in perfetta armonia.
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Corte Domina: Naso sbilanciato, con il Merlot che domina troppo.
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Barlettaio: Frutto fresco e note di pietra focaia, sorso scorrevole ed elegante.
A Radda la qualità del vino entusiasma anche il bevitore più scettico. È stato bello vedere tanti giovani che partecipano a questa manifestazione, non per consumare, ma per degustare con attenzione. Tanta competenza e scelta. Brava la Pro Loco di Radda in Chianti, che da quasi trent’anni porta avanti una manifestazione che fa cultura del vino.