Quel dolce rituale al profumo d’uva che da tempo unisce energie ed eccellenze di un gruppo di vignaioli chiantigiani per dare vita simbolicamente ad un prodotto, collettivo, plurale, il nono vino di Lamole, si ripeterà anche quest’anno sulle colline di Greve in Chianti, nel più piccolo paesaggio storico d’Italia. E avrà un gusto speciale. La forza genuina della terra, la cultura della memoria e il saper fare contadino si intrecciano nel borgo di Lamole dove la comunità, 90 residenti circa, è pronta a ritrovarsi e festeggiare per i venti anni di amore per i prodotti simbolo della Toscana racchiusi nella rassegna di vini e prodotti tipici “I profumi di Lamole”. L’iniziativa, promossa e organizzata dal Comune di Greve in Chianti e dall’Associazione I Profumi di Lamole farà sfilare in piazza, cuore del borgo, dal 2 al 4 giugno, le migliori produzioni delle nove aziende che partecipano alla manifestazione tra cui Castellinuzza e Piuca, I Fabbri, Le Masse di Lamole, Podere Castellinuzza, Fattoria di Lamole, Lamole di Lamole, Castellinuzza, Jurij Fiore e Figlia, Il campino di Lamole.

“I Profumi di Lamole – dichiara il sindaco Paolo Sottani –  la rassegna che mette in primo piano le produzioni enogastronomiche locali ha un traguardo significativo, fatto di sacrifici, impegno, abilità, investimenti morali ed economici che hanno costruito la vera forza delle aziende lamolesi, gli imprenditori lavorano e risiedono nel borgo di Lamole, credono nella qualità delle loro produzioni e nella forza della rete, nella conservazione del territorio e nel rispetto delle tradizioni, aspetti che hanno ispirato il lavoro dei viticoltori, oggi diventato patrimonio nazionale”. Le produzioni locali tengono in vita l’identità del borgo di Lamole, riconosciuto dal 2018 paesaggio rurale storico dal Ministero delle Politiche agricole.

“Siamo onorati di poter condividere con la comunità i venti anni della rassegna – aggiunge l’assessore Giulio Saturnini – che nasce da un’alchimia perfetta quella tra il rispetto per la tradizione e il coraggio di innovare e sperimentare in una terra speciale dove da secoli il vino ha il privilegio di nascere ad alta quota”.

Il programma nel dettaglio

L’apertura della manifestazione è in programma venerdì 2 giugno alle ore 15 ed è affidata alla degustazione dei produttori lamolesi con bicchiere griffato. L’evento culturale che inaugura la rassegna è la mostra fotografica, allestita nella saletta espositiva di piazza San Donato: “2003-2023 20 anni di noi!”. Il giorno successivo, sabato 3 alle ore 15.30, sarà caratterizzato dal tradizionale taglio del nastro alla presenza del sindaco Paolo Sottani e dell’assessore al Turismo Giulio Saturnini e dalla proclamazione della Lamolese DOCG 2023, titolo che sarà assegnato alla statunitense Monica Larner, prima giornalista dedicata al vino italiano per “Wine Enthusiast” che ha ottenuto numerosi riconoscimenti nel giornalismo di settore.

Nello spazio del teatro parrocchiale si terrà la degustazione guidata alle ore 17 con Francesco Saverio Russo. E a seguire la cerimonia del IX Vino di Lamole 2023, il vino che prende vita dalla mescita collettiva delle eccellenze vitivinicole delle aziende e il brindisi collettivo al quale parteciperà Alessandro Alì, ex direttore vendite di Lamole di Lamole, figura centrale nella realizzazione della manifestazione sin dai suoi esordi. Per la giornata conclusiva, domenica 4 giugno, gli stands dei produttori lamolesi saranno aperti dalle ore 11 alle ore 20.

Lamole nella storia

Ciò che contraddistingue il territorio grevigiano, entrato nell’olimpo dei paesaggi storici rurali d’Italia, è la presenza dei particolari terrazzi lamolesi dalle antiche origini. Furono per primi i Romani a portare in altura, a Lamole, le coltivazioni della vite e dell’olivo individuando nella posizione, nella perfetta esposizione, nelle caratteristiche di un anfiteatro naturale, protetto a nord del Monte San Michele rivolto al Mar Tirreno, il luogo ideale per le attività agricole. La viticoltura di qualità, eseguita sui terrazzi, era famosa sin dall’epoca medievale e venne poi praticata nei secoli successivi. Lamole infatti veniva indicata come una delle culle del Chianti di qualità, caratterizzata da un territorio la cui pendenza mediamente era superiore al 30% e non superava il 50%. Il nome del borgo deriva dalla parola latina ‘lamulae’ che significa piccole lame, lingue di terra e si riferisce e gli appezzamenti che si venivano a formare avvicinando i muri, costituiti da sassi, e creando delle terrazze caratterizzate da una larghezza di pochi metri.